


In Shades of the Heart, lo scrittore Chang-seok (Yeon Woo-jin) ritorna in Corea dopo essersi trasferito all’estero per un lungo periodo. Appena separatosi dalla moglie e con una madre (Moon Sook) da affidare alle cure di una casa di riposo, si accinge a scrivere un nuovo romanzo. Nel mentre, gli capita di imbattersi in diverse persone che condividono con lui le loro storie, da cui trae ispirazione.
Innanzitutto, seduto in un bar, Yeon Woo-jin incontra Mi-yeong (IU), una ragazza in attesa di conoscere l’uomo del suo destino. In seguito, scambia quattro chiacchiere con Yoo-jin (Yoon Hye-ri), una redattrice lasciata dal proprio ragazzo a causa della sua decisione di abortire. Poi è la volta di Seong-ha (Kim Sang-ho), un suo vecchio conoscente tormentato dalla consapevolezza che la moglie sta morendo di cancro. Infine, racconta un suo ricordo a Joo-eun (Lee Ju-young), una barista che “compra” i ricordi dei clienti, non avendone di suoi per via di un incidente stradale in cui ha perso parzialmente la memoria.

Titolo Originale
아무도 없는 곳 (a-mu-do eobs-neun got)
Genere
Drammatico
Regia e Sceneggiatura
Kim Jong-kwan
Interpreti
Yeon Woo-jin, Kim Sang-ho, IU, Lee Ju-young, Yoon Hye-ri, Moon Sook
Corea del Sud, 2019, 83′

Con Shades of the Heart, il regista Kim Jong-kwan espone la meraviglia del racconto, capace di restituire sfumature di illusione, onestà, speranza e memoria a chi si lascia affabulare.
Non è un caso che il protagonista del film sia uno scrittore. In ognuno dei suoi incontri Chang-seok inventa racconti e ne ascolta a sua volta. Disquisisce inoltre sul potere persuasivo del racconto e ne diventa egli stesso oggetto nelle mani del regista. Lo splendido incipit e lo struggente epilogo finiscono infatti col rivelarsi nient’altro che soluzioni meta-cinematografiche in cui è lo stesso Cinema a dimostrare allo spettatore di cosa sia capace, tramite un’epifania dello spiazzamento.
Nel frattempo, Mi-yeong subisce lo scacco dell’arte oratoria del suo interlocutore, dopo aver inizialmente dubitato sull’efficacia della sospensione dell’incredulità. Come rimane a sua volta convinto Seong-ha dalle parole dello sciamano a cui si affida disperato, in cerca di un miracolo per la moglie. Nel dialogo con Yoo-jin invece, Chang-seok spiega quanto un romanzo, per quanto autobiografico sia, venga sempre narrato da un punto di vista, e come tale sia soggetto a un’interpretazione soggettiva della realtà, a un’invenzione, che comunque a volte può restituire un’onestà invisibile alla realtà. Infine, Joo-eun immagazzina storie raccontate dai propri cilenti, e se le trova noiose, le reinterpreta in forma di poesia. Sfruttando il potere taumaturgico del racconto, si ricostruisce così una nuova memoria che plasma la sua identità.
Tutti personaggi sono accomunati da traumi e dolori, a volte analoghi, a volte speculari, provocati da ferite ancora aperte o cicatrizzate solo esteriormente.
E così Joo-eun acquisisce nuovi ricordi, mentre la madre di Chang-seok li sta pian piano perdendo. La fortuna vaticinata dallo sciamano non lenisce il dolore per l’imponderabile di Seong-ha, ma almeno lo salva da un suicidio che diventa però l’occasione di farla finita per Chang-seok. E l’aborto di Yoo-jin non può che rammentare al suo taciturno interlocutore il dolore che lo devasta.
Shades of the Heart delinea lo stile della regia di Kim Jong-kwan, che come nel successivo e più mainstream Josée, si adagia su primi piani di volti stanchi come il personaggio di Moon Sook, o scruta quelli in preda a una disperazione trattenuta come il Seong-ha di Kim Sang-ho. E complici le musiche crepuscolari di Kim Na-rae e la fotografia elegante di Kim Tae-su, riesce a trasmettere quell’alone di malinconia che pervade il protagonista per tutta la durata del film.
Pubblicato il 25/04/2021 da KoreanWorld.it
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