


Dopo aver perso il marito in un incidente stradale, Lee Shin-ae (Jeon Do-yeon) decide di ricominciare una nuova vita insieme a suo figlio Jun (Seon Jeong-yeob), trasferendosi a Miryang, il paese natale del defunto marito. Qui incontra subito Kim Jong-chan (Song Kang-ho), il proprietario di un’autofficina che, innamoratosi della donna, cerca di aiutarla in tutti i modi, anche quando la tragedia spinge Shin-ae alla disperazione e all’autolesionismo.

Miryang, ovvero Secret Sunshine, luce del sole segreta, nascosta, non visibile ad occhio nudo, luce di Dio, fede, forza interiore.
Come si può accettare il dolore come volere di Dio? Come si può perdonare quando il perdono non ha più senso? Come si può trovare pace quando tutto è perduto? Queste ed altre sono le domande che pone l’ex ministro della Cultura sudcoreano, il regista Lee Chang-dong, alla sua quarta fatica. Domande che non trovano risposta, perché l’impianto dell’opera è prettamente realistico, tanto che all’inizio era stato pensato come documentario, e nella vita le risposte si cercano, raramente si ottengono. Non siamo quindi, di fronte ad un racconto con un lieto fine o un epilogo tragico, ma bensì all’elaborazione in fieri di un dramma e di un dolore, in cui non trovano spazio né speranza, né conforto, un percorso alla ricerca di un senso che forse non esiste. Tutto il peso del dramma grava sulle spalle di Jeon Do-yeon, credibile nel dare forma ad ogni piccola sfaccettatura di un personaggio assai sofferto, tanto che le riprese di alcune scene, quella della prima telefonata del sequestratore su tutte, l’hanno messa a dura prova, ma le hanno anche valso il meritatissimo premio di migliore attrice al 60° Festival Internazionale del Cinema di Cannes. Song Kang-ho (con una riconoscibilissima inflessione dialettale), dal canto suo, ha il ruolo più defilato dell’innamorato che aspetta, che prova sentimenti che forse non verranno mai corrisposti, e che ha un’ostinazione che un po’ fa tenerezza. E infine c’è Dio, un Dio amato e sfidato, che illude e disillude, che conforta e mette alla prova (emblematica la scena in cui Shin-ae incontra nel salone di bellezza la figlia del sequestratore, la compatisce, fugge e alza gli occhi al cielo indispettita)
Un film complesso, difficile da metabolizzare, forse troppo ellittico per poter emozionare, ma in grado di porre domande importanti sul senso della vita e di farci coinvolgere dalla prova intensa e matura della sua protagonista.

Trailer

Dietro le scene

Titolo Originale
밀양 (Milyang)
Genere
Drammatico
Regia
Lee Chang-dong
Sceneggiatura
Lee Chang-dong, Yi Chong-jun
Interpreti
Jeon Do-yeon (Lee Shin-ae), Song Kang-ho (Kim Jong-chan),
Jo Yeong-jin, Kim Mi-kyung, Kim Yeong-jae, Seon Jeong-yeob,
Ko Seo-hie, Park Myeong-shin, Song Mi-rim
Musiche
Christian Basso
Fotografia
Cho Yong-kyou
Montaggio
Kim Hyun
Produzione
Lee Hanna, Kim In-soo, Lee Chang-dong
Distribuzione
Cinema Service
Premi
Jeon Do-yeon – Migliore Attrice al 60° Festival Internazionale del Cinema di Cannes
Miglior Film e Migliore Attrice agli Asia Pacific Screen Awards 2007
Migliore Attrice ai 27th Critics Choice Awards 2007
Migliore Attrice ai 28th Blue Dragon Awards 2007
Miglior Film, Miglior Regista, Migliore Attore e Migliore Attrice ai 6th Korean Film Awards
Song Kang-ho – Migliore Attore al 19th Palm Springs International Film Festival
Miglior film, Migliore Regia e Migliore Attrice agli Asian Film Awards 2008
Corea del Sud, 2007, 142 min.
Un’interessante visita a Miryang
da www.corea.it

Buona Visione


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Pubblicato il 29/04/2020 da KoreanWorld.it
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