


In 2037, la diciannovenne Yoon-yeong (Hong Ye-ji) supporta la madre sordomuta Kyeong-sook (Kim Ji-young), lavorando part time in una caffetteria. Nel frattempo, non avendo il tempo di frequentare la scuola, studia da privatista per diventare un’impiegata pubblica. La sua vita viene però spezzata nel momento in cui entra in carcere dopo aver ucciso l’uomo che l’ha stuprata. Tuttavia Yoon-yeong non si perde d’animo e cerca comunque di guadagnare qualcosa per continuare a supportare la madre. Ad aiutarla, intervengono poi le sue compagne di cella, ognuna con la propria colpa da espiare. Soon-je (Kim Mi-hwa) è condannata a morte per aver ucciso la famiglia di colui che ha causato la morte del figlio. Mentre Ri-ra (Hwang Suk-jung) è una protettrice ex prostituta. Hae-woo (Shin Eun-jung) e Jang-mi (Jeon So-min) sono invece, rispettivamente, una truffatrice e una ladra adultera. Infine Sa-rang (Yoon Mi-kyung) è un’orfana violenta e irascibile.

Titolo Originale
이공삼칠 (i-gong-sam-chil)
Genere
Drammatico
Regia e Sceneggiatura
Mo Hong-jin
Interpreti
Hong Ye-ji, Kim Ji-young, Kim Mi-hwa, Hwang Suk-jung, Shin Eun-jung, Kim Do-yeon, Jeon So-min, Yoon Mi-kyung, Jung In-gi, Seo Jin-won
Corea del Sud, 2022, 126′

2037 ambisce a coprire diversi argomenti, senza però approfondirne in maniera compiuta neanche uno, sull’altare di uno sterile melodramma
2037 è l’identificativo che sostituisce il nome di Yoon-yeong in un carcere femminile che di primo acchito sembrerebbe degradare le detenute ad appunto, un mero numero spersonalizzante. Tuttavia, tutto il sistema, ad ogni modo eccessivamente punitivo, finisce col restituire umanità alla povera malcapitata. Perfino la guardia, particolarmente odiosa all’inizio, si prende cura della ragazza, insieme alle detenute, unite da un forte senso di sorellanza.
In un contesto apparentemente idilliaco, un villain comunque c’è, ed è al contempo vittima di un reato che obbliga la protagonista ad affrontare la sua odissea. Ma se il datore di lavoro di Kyeong-sook è la causa della reazione di Yoon-yeong, è quest’ultima a (non) decidere il suo destino. Prima di tutto non dichiara al processo che l’uomo l’aveva minacciata di stuprare e uccidere la madre se l’avesse denunciato, rinunciando incomprensibilmente a un giustificato movente. Tutto ciò che dichiara a sua discolpa è solo che ha paura del carcere e che vuole tornare dalla madre. Inoltre non chiede aiuto alla stampa per questioni d’orgoglio.
Ciò non giustifica comunque la decisione della corte di condannare a 5 anni una vittima di stupro per eccesso di legittima difesa. Una corte poi, che si sconfessa dichiarando che il rapporto sarebbe stato di natura coercitiva anche se fosse stato consensuale.
Yoon-yeong è peraltro confusa (accumula pillole per cosa?) e indecisa sul destino della propria bambina, lasciando che siano gli altri (il nome della nascitura lo stabiliscono le detenute) o il tempo a decidere per lei. In tal modo, la sua non scelta influisce su un film che non solo non prende posizione sull’aborto, ma non chiude nemmeno in maniera chiara l’arco narrativo.
Lo stesso problema si riscontra su altri temi.
Ad esempio sulla pena di morte. Soon-je ha un destino segnato, ma non è dato sapere cosa ne sarà di lei dopo aver interpretato il suo ruolo di chioccia in funzione di Yoon-yeong. L’impressione è che il film non sappia cosa voglia essere: un film sulla disabilità? Un courtroom drama? Un film sullo stupro? Sull’aborto? Sulle condizioni delle detenute? E ciò si riflette sul finale, sibillino per quanto intuibile. La figlia verrà data in adozione? Yoon-yeong diventerà un’impiegata pubblica e potrà continuare a prendersi cura della madre?
In tutto ciò non mancano momenti particolarmente toccanti e divertenti, come quando le compagne di cella si attrezzano per preparare il corredo alla nascitura. Ma come in molti prodotti dedicati a un pubblico generalista, fanno capolino anche i consueti eccessi melodrammatici. Come quando, ad esempio, Soon-je si dispera in aula.
Per i temi messi sul piatto, 2037 avrebbe forse meritato un taglio meno melodrammatico e più coraggio da parte del regista, non tanto nel prendere posizione (inevitabilmente complessa e controversa), ma nel mostrare gli effetti di scelte personali, giudiziarie e politiche, casualmente attuali in questo periodo (in particolare riguardo l’aborto).
Pubblicato il 15/07/2022 da KoreanWorld.it
Come si fa a far partire questo film?