

In Clean Up, Jeong-joo (Yoon Ji-hye) è una donna sola e consumata dal dolore. Dopo aver perso il suo bambino per via di una malformazione al cuore, ha divorziato dal marito, che intanto si è rifatto una vita. Nonostante cerchi conforto nella chiesa, nulla riesce a scuoterla da un’apatia che è ormai diventata psicosomatica, a tal punto da rischiare una menopausa prematura. Finché un giorno rientra nella sua vita Min-goo (Kim Dae-geon), un ex galeotto assunto dalla società di pulizie per cui lavora.
Sebbene Min-goo non la riconosca, Jeong-joo è l’aguzzina che da bambino lo sequestrò insieme al marito per ottenere il riscatto che sarebbe dovuto servire a salvare il figlio. In seguito al pagamento del riscatto, la famiglia di Min-goo finì sul lastrico e non poté pagare l’operazione per la madre, morta di tumore. Inoltre il padre si suicidò qualche anno dopo, lasciando il figlio orfano e nella necessità di rubare per potersi sfamare. Adesso Min-goo può lavorare per costruirsi una nuova vita. Tuttavia, non avendo neanche i soldi per far custodire l’urna cineraria della madre, è costretto a dormire in un bagno pubblico. Al dolore per il lutto mai elaborato per la perdita del figlio, si aggiunge quindi per Jeong-joo il senso di colpa per aver rovinato la vita al ragazzo.

Titolo Originale
호흡 (ho-heub)
Genere
Drammatico
Regia e Sceneggiatura
Kwon Man-ki
Interpreti:
Yoon Ji-hye, Kim Dae-geon, Kim Soo-hyun, Kim Ga-young, Kwak Ja-hyeong, Yoo Jung-ho, Jeong Woo-hyeok, Lee Seon-joo, Jo Ha-yeong, Kang Hyuk-il
Corea del Sud, 2018, 104′

Clean Up, opera prima di Kwon Man-ki, è un ottimo esordio alla regia in cui la pulizia è metafora di un complesso percorso di redenzione dai sensi di colpa e di riconciliazione col passato.
E metaforico non è solo l’atto del pulire, ma anche lo sporco da scrostare. Bigattini comparsi in seguito alla putrefazione di un cadavere e il sangue rappreso sulla scena di un delitto rappresentano infatti la materializzazione fisica dei peccati di sui si sente responsabile la protagonista.
Come accade in Secret Sunshine di Lee Chang-dong, non è la preghiera a poterle fornire gli strumenti che la liberino dal dolore e dal senso di colpa. Bensì è solo il confronto diretto coi fantasmi del proprio passato a poterle dare consolazione. E così Jeong-joo libera finalmente la stanza del figlio dai suoi giocattoli per fare spazio ad un altro figlio di cui si sente responsabile. Come in Pietà di Kim Ki-duk, gli dona amore instaurando una sorta di complesso di Edipo dove è però lei la causa del danno. E infine toglie il sangue dal volto di Min-goo nonostante quest’ultimo abbia tentato di soffocarla, dimostrandogli il suo sincero rammarico.
Il dramma che Jeong-joo e Min-goo vivono è ancora più doloroso, in quanto determinato da azioni inutili. Così come i soldi del riscatto non sono serviti a salvare la vita del figlio di Jeong-joo, così il rapimento non è stato determinante nel destino di Min-goo. Tanto che a bruciare nell’animo della donna è più che altro il fatto di aver riso durante il sequestro del ragazzo. Ed è soprattutto per questo che chiede perdono in un amplesso catartico.
L’occhio di Kwon Man-ki è attento anche a dettagli che osservano e denunciano l’inumanità della società capitalista.
Innanzitutto viene presentata l’ipocrisia del sistema di recupero degli ex detenuti. L’azienda di pulizie preferisce ottenere gli incentivi statali per l’assunzione di Min-goo, piuttosto che mantenere una dipendente assente per malattia. L’assunzione del ragazzo comporta quindi il licenziamento di un’altra indipendente. Secondo poi, assistiamo a quanto sia praticamente impossibile il reinserimento nella società per un ex detenuto che partendo dal nulla non può permettersi l’affitto di uno scantinato, né tantomeno un loculo per le ceneri della madre. Con il risultato che è costretto a trovare una sistemazione per sé e per la madre nell’unico posto che la rete sociale gli consente di utilizzare: un gabinetto pubblico per disabili.
Meritato vincitore del New Currents Award al Festival Internazionale del Cinema di Busan del 2018, Clean Up segna l’esordio di un regista promettente dalla sensibilità cinematografica già matura su cui puntare per il futuro.
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Pubblicato il 15/02/2021 da KoreanWorld.it
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