


In Black Light, in seguito alla morte di Sun-woo in un incidente stradale, sua moglie Hee-joo (Kim Si-eun) torna a lavorare nella fabbrica da cui si era dimessa dopo essersi sposata. Nella stessa fabbrica vi lavora anche Yeong-nam (Yeom Hye-ran), la moglie di Nam-gil, l’individuo in coma dopo essere stato mandato fuori strada da Sun-woo. All’inizio Hee-joo è colta da un senso di colpa che la induce ad evitare ogni confronto con Yeong-nam. Finché Eun-yeong (Park Ji-hoo), la figlia di Yeong-nam, le confessa che il padre potrebbe aver provocato l’incidente per togliersi la vita. Decisa a riaprire il caso, Hee-joo si rivolge alla polizia e assume un avvocato affinché la verità di cui è convinta venga a galla.

Titolo Originale
빛과 철 (bich-gwa cheol)
Genere
Drammatico
Regia e Sceneggiatura
Bae Jong-dae
Interpreti
Yeom Hye-ran, Kim Si-eun, Park Ji-hoo, Lee Ju-won, Kang Jin-ah, Jo Dae-hee, Kim Kwang-sik, Hyeon Seung-jin
Corea del Sud, 2020, 107′

In Black Light dell’esordiente Bae Jong-dae la verità è marginale rispetto all’accettazione del fatto compiuto, che possa permettere di andare avanti e voltare pagina.
Un auto si aggira nella notte e testimonia l’incidente tra due autovetture. Forse è lo stesso regista che ci accompagna nel luogo dove tutto ha avuto inizio. Ma è veramente l’incidente il motore dell’azione, o piuttosto questo è la conseguenza di traumi pregressi in cui tutti sono coinvolti? Bae Jong-dae è abile nel disseminare indizi che nel corso del tempo diventano possibili moventi. Ma non c’è una verità assoluta a cui ciascuno si possa appigliare. Se è vero che Nam-gil aveva indotto gli altri a pensare a un suo suicidio, è altrettanto vero che Sun-woo guidava in stato di ebbrezza. E come è vero che Nam-gil soffriva per un incidente sul lavoro non risarcito, così Sun-woo era depresso per via di un matrimonio fallito.
Ad essere colta nel vivo su quest’ultimo punto è proprio Hee-joo, che ricerca la verità più accomodante pur di liberarsi dal senso di colpa per aver distrutto la vita del marito, e di conseguenza quella della famiglia di Young-nam. Un senso di colpa, il suo, che si traduce somaticamente in un ronzio assordante da espellere a tutti i costi.
A sentirsi in colpa sono anche Eun-yeong, che aveva subodorato le intenzioni del padre, e il fratello di Hee-joo, che aveva bevuto insieme a Sun-woo. Infine, il responsabile del personale della fabbrica si sente in obbligo di risarcire Young-nam. Ma quest’ultima gli fa notare quanto il suo gesto serva solo a pulirgli la coscienza. In seguito all’incidente occorso a Nam-gil nella sua azienda, questa infatti aveva rifiutato di risarcirlo. La stessa azienda ora si vanta di non avere più incidenti sul lavoro da 1000 giorni, per poi essere beffardamente smentita.
Sia Young-nam che Hee-joo sfogano la loro frustrazione contro la causa delle loro sofferenze.
Non appena Hee-joo comprende che il suo castello di carte possa smontarsi, cerca di farla finita una volta per tutte. Ma qualcosa la frena. Forse, come suggerito anche durante il sopralluogo nel luogo dell’incidente, la causa della tragedia è un’altra. Forse non è importante chi abbia superato la linea di mezzeria. Ciò che conta è scendere a patti con la realtà e saper andare avanti.
Bae Jong-dae si dimostra capace di scavare in profondità nelle psicologie dei personaggi, restituendo personalità complesse e problematiche. Entrambe le protagoniste infatti cercano di empatizzare l’una con l’altra, pur rimanendo salde sulle loro posizioni. Black Light mostra anche qualche approssimazione nella sceneggiatura. Come ad esempio nel caso di Eun-yeong, di cui non si sa più nulla da quando dichiara a Hee-joo la sua intenzione di pagare per le proprie colpe. Inoltre, il tema delle morti bianche sul lavoro prende forma solo alla fine, quando per quasi tutto il film funge da mero stratagemma narrativo.
Pubblicato il 29/06/2021 da KoreanWorld.it
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