


In Futureless Things un minimarket diventa il teatro di controversie tra dipendenti, datori di lavoro e clienti. In 12 ore si alternano al banco diversi commessi. I primi sono un gay e una lesbica che discorrono di relazioni nascondendo la loro omosessualità. Subito dopo è il turno di un giovane che deve andare a un provino ma viene bloccato costantemente dai clienti. Dopodiché una commessa nordcoreana subisce le molestie di un cliente villano. Il grottesco fa capolino nell’episodio in cui un dipendente deve consegnare un pacco lasciato da una donna misteriosa. Poi si passa al commesso che impara l’inglese mentre lavora e si ritrova a far figuracce con clienti stranieri. Un altro commesso, non più giovane, rifiuta la domanda di lavoro di un giovane maleducato, ma dal canto suo lavora con negligenza. Infine una commessa con la cicatrice in faccia viene licenziata senza giusta causa.
Se i commessi devono sottostare alle richieste del loro datore di lavoro, quest’ultimo deve a sua volta rispondere alle richieste assurde di chi gli offre il franchising dell’attività.

Titolo Originale
이것이 우리의 끝이다 (i-geos-i oo-lee-eui kkeut-ida)
Regia
Kim Kyung-mook
Sceneggiatura
Hwang Ji-hee, Kim Kyung-mook
Interpreti
Gong Myung, Lee Hwa-kyum, Shin Jae-ha, Kim Hee-yeon, Ahn Jae-min, Lee Paul, Kim Sae-byuk, Jung Hye-in, Lee Joo-seung, Kim Soo-hyun, Shin Woon-seob, Nam Mi-jung, Choi Seok-joon
Corea del Sud, 2014, 107′

Futureless Things del regista Kim Kyung-mook è il terzo lungometraggio di una trilogia iniziata con Faceless Things e seguita da Stateless Things
A differenza dei film precedenti, Futureless Things gode di un maggior equilibrio tra intenti artistici e struttura narrativa. Seppur il grottesco sia sempre presente, esso non pregiudica la visione d’insieme del film, ma anzi, ne sottolinea i momenti più significativi. Ad esempio quando l’incaricato del tribunale distrettuale di Seul pignora l’attività in franchising del datore di lavoro. L’inno coreano che risuona in sottofondo e l’atteggiamento insensibile dell’incaricato suggeriscono una lettura politica dell’episodio, in quanto il capitalismo corrode dal vertice alla base, in una struttura piramidale che non risparmia nessuno.
Ma non di solo capitalismo parla Futureless Things, che proprio nel titolo riassume una sorta di dichiarazione d’intenti. Protagonisti sono per lo più studenti part-time che devono fare i conti con una società che li costringe a nascondere la propria identità sessuale. Oppure sono immigrati nordcoreani che devono subire un pregiudizio mai sopito. O ancora, sono giovani a cui non viene data un seconda opportunità. E la mancanza di rispetto di cui si accusano i giovani serve solo a mascherare l’ipocrisia di adulti che non sanno fare il proprio lavoro o guardano solo ai propri interessi.
Senza futuro è dunque una società che il minimarket accoglie in tutte le sue varie sfaccettature, in cui contano solo i soldi, si discriminano le minoranze, si sprecano due anni di vita nella leva obbligatoria, e si licenzia senza giusta causa. A dispetto dei temi sul tavolo, comunque Futureless Things non drammatizza nulla, ma anzi, infonde d’ironia ogni episodio.
Pubblicato il 23/08/2021 da KoreanWorld.it
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