

In Minari, una famiglia di immigrati coreani si trasferisce dalla California all’Arkansas alla ricerca del sogno americano. Al fine di raggiungerlo, il capofamiglia Jacob (Steven Yeun) avvia un’attività agricola specializzata nella coltivazione di ortaggi coreani. Intanto, insieme a sua moglie Monica (Han Ye-ri), lavora presso un’azienda che si occupa di selezionare pulcini in base al sesso. Per non lasciare i figli incustoditi, Monica invita sua madre (Youn Yuh-jung) a trasferirsi dalla Corea nella loro casa su ruote.

Titolo Originale
미나리 (mi-na-ri)
Genere
Drammatico
Regia e Sceneggiatura
Lee Isaac Chung
Interpreti
Steven Yeun, Han Ye-ri, Alan Kim, Noel Kate Cho, Youn Yuh-jung, Will Patton
USA, 2020, 115′

Sono gli anni 80. Ogni anno 30,000 coreani migrano negli Stati Uniti per via della difficoltà di vivere e realizzarsi in Corea. L’America reaganiana concede prestiti ad immigrati volenterosi che si mettono in gioco. E il protagonista ne approfitta per provare ad emanciparsi da un lavoro alienante e fornire una vita dignitosa alla propria famiglia.
Il racconto autobiografico del regista Lee Isaac Chung sembrerebbe così a prima vista una celebrazione del sogno americano.
Ma il pericolo che dietro il sogno si celi un’ossessione è dietro l’angolo. E a farne le spese può essere la stessa famiglia per la quale si è disposti a sacrificarsi. Ed è emblematico, da questo punto di vista, l’atteggiamento di Monica, disposta ad abbandonare il marito di cui ha perso la fiducia, nel momento in cui tutto va per il meglio. Realizza infatti che Jacob, nel perseguire il suo sogno, ha perso di vista il suo valore fondante, ovvero quello della famiglia, dello stare insieme soprattutto nelle difficoltà. Ed è sempre emblematico che proprio nel momento in cui sembra tutto perduto, Monica sostenga Jacob nella sua impresa. Poiché si è famiglia soprattutto nel momento del bisogno.
Il Minari cresce ovunque rigoglioso e permette a chiunque (ricco o povero che sia) di coglierlo. Anche a Jacob, che può perseguire il suo sogno piantando le sue radici ovunque. L’importante è non dimenticare il motivo per cui farlo, il presupposto che induce a sognare.
Ma non è solo Jacob a compiere un percorso di maturazione.
L’ingresso della nonna in un ambiente familiare già scosso da litigi tra genitori, viene percepito, agli occhi dei nipoti, come un fattore scatenante delle controversie. In realtà si dimostra essere una maestra di vita genuina e comprensiva, e una colonna portante dell’istituzione familiare. È infatti grazie a lei che il piccolo David impara a crescere affrontando le sue paure anziché nascondendole, a vedere il serpente anziché scacciarlo. Ed è sempre grazie a lei che la famiglia si ritrova per un nuovo inizio. Talmente è centrale il ruolo della nonna nel film, che il regista lo dedica a tutte le nonne. E intanto Youn Yuh-jung, musa di Kim Ki-young negli anni 70 e formidabile interprete in tarda età, sta conquistando riconoscimenti negli Stati Uniti giorno dopo giorno, tanto da far sperare in una sua candidatura agli Oscar, se non nella vittoria stessa della statuetta come Migliore Attrice Non Protagonista.
Prodotto da Brad Pitt e dallo stesso protagonista Steven Yeun (The Walking Dead, Burning), Minari è in corsa anche per altre nomination agli Academy Awards.
Pubblicato il 07/01/2021 da KoreanWorld.it
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