


in #Alive, una mattina, il giovane gamer Oh Joon-woo (Yoo Ah-in) si sveglia senza trovare nessun familiare in casa. Mentre si desta dal suo torpore, il notiziario alla televisione annuncia di una rivolta nel distretto di Gangbuk. Inoltre, al telefono gli compare un segnale d’allarme, e fuori dal suo condominio scoppia improvvisamente il caos. Orde di persone infette da un virus che si trasmette per via ematica aggrediscono, infettando a loro volta o sbranando, chiunque capiti loro a tiro. Comincia per Joon-woo la sua personale lotta per la sopravvivenza.

Titolo Originale
#살아있다 (#sal-a-iss-da)
Genere
Horror
Regia e Sceneggiatura
Cho Il-hyeong
Interpreti
Yoo Ah-in, Park Shin-hye,
Jeon Bae-soo, Lee Hyun-wook,
Oh Hye-won, Kim Dan-bi,
Jeon Woon-jong, Lee Kyu-ho,
Lee Chae-kyung, Son Kyung-won,
So Hee-jung, Jin So-yeon
Corea del Sud, 2020, 98′

Sbarca su Netflix #Alive, l’esordio alla regia di Cho Il-hyeong, un horror che sfrutta sì la scia del successo di Train to Busan e Peninsula di Yeon Sang-ho, ma è anche figlio di un sottogenere (lo zombie movie) che ha ormai attecchito nell’immaginario cinematografico sudcoreano, tanto da essere declinato nelle forme più disparate, dalla commedia (The Odd Family: Zombie On Sale) al film in costume (Rampant).
#Alive è un survival movie con l’hashtag, figlio dei nostri tempi, dove la tecnologia è sempre più vitale e i social media sempre più indispensabili.
Chiuso nel suo appartamento, Joon-woo (lo Yoo Ah-in di Burning) è Morris62, un gamer professionista di successo nella realtà virtuale, ma completamente in preda al panico quando il gioco si fa reale. Disperato, Joon-woo chiede aiuto postando una sua foto sui social media con l’hashtag #devosopravvivere, metodo poi promosso dal governo per incoraggiare i sopravvissuti ad essere geolocalizzati. Ma ironicamente, i bisogni creati e soddisfatti dalla tecnologia possono rivelarsi fatali in mancanza di essa. Il blackout interrompe la rete elettrica, la rete mobile e internet, e per comunicare sfruttando le onde radio, Joon-woo ha bisogno di un jack per auricolari che gli faccia da antenna, ma che non ha poiché ormai qualsiasi device è wireless. Come se non bastasse, la televisione manda la pubblicità perfino in una situazione di tale emergenza, solleticando la fame del ragazzo, che non può essere saziata.
Dopo venti giorni d’agonia, a Joon-woo non resta che suicidarsi, ma a soccorrerlo interviene il laser di Kim Yoo-bin (Park Shin-hye), che lo esorta a reagire.
E quello che sembrava un monotono one man show si fa più interessante sia dal lato drammaturgico (un po’ Castaway on the Moon), sia dal punto di vista dell’azione (un po’ EXIT). Tramite un drone i due possono scambiarsi cibo e walkie talkie, per poi conoscersi scambiando quattro chiacchiere. Non appena l’orda di infetti invade il condominio della ragazza, questa è costretta a vincere le sue paure e a farsi strada tra gli zombie a colpi di accetta. Joon-woo, incoraggiato dalla temerarietà di Yoo-bin, corre in suo soccorso. E i due riescono a salvarsi nel più prevedibile e innocuo dei finali, dopo un intermezzo altrettanto scontato.
In tutto questo, gli zombi mostrano doti innovative rispetto a come sono stati sempre rappresentati. Riescono addirittura ad arrampicarsi tramite una corda, forse perché memori dei loro gesti quotidiani, come spiegato nel film e nei zombie movie romeriani. E se in Romero gli zombie erano (anche) una rappresentazione mortifera della società del consumismo, Cho Il-hyeong punta il dito contro l’estrema densità della popolazione delle aree metropolitane, ammassata in unità abitative di complessi residenziali ravvicinati che facilitano la diffusione su larga scala di agenti patogeni.
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Pubblicato il 09/09/2020 da KoreanWorld.it
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