

Cyber Hell: Exposing An Internet Horror documenta con interviste e ricostruzioni un caso di revenge porn che ha sconvolto la Corea del Sud nel 2019. Dopo che alcune vittime hanno denunciato gli abusi subiti, i giornalisti Kim Hwan e Oh Yeon-seo del The Hankyoreh hanno intrapreso un’indagine che ha scoperchiato un sistema di sfruttamento sessuale di minori su scala nazionale. Dietro gli pseudomini di Baksa e GodGod, si nascondevano due criminali che adescavano tramite il phishing minorenni da ricattare. Sotto la minaccia di divulgare video e foto sessualmente esplicite delle malcapitate, le obbligavano a fornire materiale ancora più scabroso. Questo finiva in stanze nth di telegram, preda di clienti disposti a spendere una fortuna in criptovalute per visualizzarlo.

Titolo Originale
사이버 지옥: N번방을 무너뜨려라 (sa-i-beo ji-ok: N-beon-bang-eul mu-neo-tteu-ryeo-ra)
Genere
Documentario
Regia
Choi Jin-seong
Corea del Sud, 2022, 104′

Cyber Hell: Exposing An Internet Horror di Choi Jin-seong denuncia il fenomeno sempre più dilagante e incontrollabile dello sfruttamento sessuale digitale.
A preoccupare e sorprendere è l’età, non tanto delle vittime, ma degli stessi aguzzini delle rete. Quelli che sembrano professionisti del crimine organizzato, infatti non si rivelano altro che ragazzini con una visione distorta e corrotta non solo del sesso, ma della dignità umana. Colpisce soprattutto notare che menti criminali così sofisticate conducano vite modeste. Tuttavia non sono di certo degli sprovveduti, e la loro sicurezza deriva da una conoscenza impressionante delle nuove tecnologie.
Non solo sono esperti di twitter, telegram e criptovalute, ma sanno come mantenere l’anonimato, attuando strategie da menti del crimine di prima categoria. Comprendono poi la psicologia delle vittime, in modo da spaventarle in maniera credibile ed efficace. Inoltre, con una semplice ricerca su facebook, ottengono i dati personali delle ragazze che intendono schiavizzare a scopo ricattatorio.
I loro metodi colpiscono non solo le ragazze, ma perfino i giornalisti che provano ad indagare sul caso. E messi alle strette, reagiscono sfidando e addirittura riuscendo a far passare dalla parte del torto le testate giornalistiche. Dove non può arrivare la stampa, può comunque intervenire la polizia metropolitana di Seul, che non si comprende perché non avvii le indagini fin dall’inizio. Ad ogni modo i colpevoli finiscono con l’essere braccati, arrestati e condannati a pene esemplari. Tuttavia le vittime rimangono tali anche dopo la risoluzione del caso. Il materiale pornografico che le identifica continua a navigare nel darkweb ed è impossibile eliminarlo.
La speranza è che sempre più ragazze denuncino gli abusi di cui sono oggetto, poiché ogni possibilità di reazione può partire solo da tali atti di coraggio.
Soprattutto da parte di vittime che sono portate perfino a sentirsi in colpa per aver creato e divulgato la causa della loro disgrazia. C’è da considerare inoltre che Baksa e GodGod sono l’offerta di una domanda che non è meno colpevole di loro. Ai loro arresti se ne aggiungono infatti altri 3757 di persone collegate alle nth rooms, di cui 245 imprigionati. Se i consumatori per primi non si rendono conto del danno che stanno provocando e delle conseguenze che rischiano sulla loro pelle, la lotta allo sfruttamento sessuale digitale non finirà mai.
Pubblicato il 21/05/2022 da KoreanWorld.it
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