


In Musudan, un manipolo di soldati dell’esercito sudcoreano subisce un’aggressione durante una perlustrazione nella zona demilitarizzata tra le due Coree. A un gruppo di militari scelti viene assegnato il compito di recuperare i superstiti e scoprire entro 24 ore la verità che si nasconde dietro l’incidente. Sotto il comando del Capitano Jo Jin-ho (Kim Min-joon) e la supervisione scientifica del tenente Sin Yoo-hwa (Lee Ji-ah), l’unità si avventura nella DMZ. Intanto, un gruppo di soldati nordcoreani si aggira nella stessa zona, alla ricerca della stessa entità che sta mietendo vittime tra i soldati sudcoreani.

Titolo Originale
무수단 (moo-soo-dan)
Regia e Sceneggiatura
Goo Mo
Interpreti:
Lee Ji-ah, Kim Min-joon, Do Ji-han, Kim Dong-young, Oh Jong-hyuk, Park Yoo-hwan, Jung Jin, Kim Sa-kwon, Kim Byung-chul, Seo Hyun-woo, Kim Goo-hyeon, Kim Myung-gon, Choi Yeong-seong
Corea del Sud, 2014, 112′

Lungi dall’essere un film che usa il genere per parlare d’altro, Musudan è un modesto horror militare di serie b che difetta anche nella spettacolarizzazione.
Eppure, l’ambientazione nella DMZ e l’eterno conflitto tra Nord e Sud imporrebbe una disamina più approfondita del contesto. Ma il regista preferisce concentrarsi sull’elemento horror, senza peraltro dedicargli visibilità adeguata, anche a causa del basso budget. Al di là di qualche effetto visivo in soggettiva alla Predator e un po’ di make up nel finale infatti, il Musudan ha poco da offrire dal lato spettacolare.
Interessante forse è solo la rappresentazione quasi sovrapponibile di gerarchi e sottoposti di entrambe le opposte fazioni. Se gli alti ufficiali nordcoreani sono dipinti come individui spietati capaci di convertire i loro bambini in mostri, i corrispettivi sudcoreani non sono da meno. Il compito di questi ultimi infatti è, con la scusa di soccorrere soldati feriti, recuperare l’arma batteriologica per scopi militari. E alla fine la ottengono, seppur ironicamente.
Anche gli uomini sul campo sono tutto sommato simili in entrambi gli schieramenti. I capitani sono diffidenti ma disposti a sacrificarsi, e i soldati semplici mostrano debolezze che li rendono umani. Questi ultimi, ad ogni modo sono troppi e dimenticabili, inseriti al solo scopo di fare numero nel novero delle morti sul campo.
Per il resto Musudan non ha molto altro da dire e da far vedere.
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Pubblicato il 19/01/2022 da KoreanWorld.it
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