


In Night in Paradise, Tae-goo (Um Tae-goo) è il gangster di punta del clan malavitoso guidato dal Presidente Yang (Park Ho-san). In seguito a un incidente stradale, la sorellastra malata (Jang Young-nam) e la nipotina di Tae-goo muoiono sul colpo. A provocare la tragedia sembra sia stato Do (Son Byung-ho), presidente del clan rivale Bukseong. Sconvolto, Tae-goo scatena la sua furia vendicativa su Do, uccidendolo. Il Presidente Yang organizza per Tae-goo la sua fuga in Russia, in modo che possa scampare il pericolo di ritorsioni da parte del clan Bukseong. Ma prima deve sostare per una settimana nell’isola di Jeju, ospite del trafficante d’armi Kuto (Lee Ki-young) e di sua nipote Jae-yeon (Jeon Yeo-bin).
Intanto il gangster Ma (Cha Seung-won) del clan Bukseong cerca di rivalersi contro il Presidente Yang per l’omicidio di Do. Ma il capitano della polizia Park (Lee Moon-sik), per prevenire una faida tra bande che potrebbe compromettere la sua promozione, convince Ma a sfogare la propria ira vendicativa su Tae-goo, ormai abbandonato dal proprio Presidente. Nel frattempo a Jeju, Tae-goo scopre che Jae-yeon è malata terminale. I due, condividendo il medesimo destino, instaurano un rapporto d’amicizia seppur conflittuale.

Titolo Originale
낙원의 밤 (nak-won-eui bam)
Genere
Drammatico, Crimine, Noir
Regia e Sceneggiatura
Park Hoon-jung
Interpreti
Um Tae-goo, Jeon Yeo-bin, Cha Seung-won, Lee Ki-young, Park Ho-san, Son Byung-ho, Lee Moon-sik, Jang Young-nam, Cho Dong-in, Jeong Woon, Kim Hee-yoon, Hyun Bong-sik
Corea del Sud, 2020, 131′

Esce dunque su Netflix Night in Paradise, l’atteso film di Park Hoon-jung presentato Fuori Concorso alla 77a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
L’acclamato regista di The New World e The Witch : Part 1. The Subversion firma con Night in Paradise un noir elegante e senza speranza, in cui l’onnipresente morte incombe fin dalle prime scene. Come Jae-yeon, anche la sorellastra di Tae-goo soffre di una malattia incurabile. E fin dalle prime battute, la sorella prega il fratello di non farsi ammazzare, essendo il parente più prossimo di sua figlia e pertanto l’unico a poter prendersene cura, una volta morta. Peccato che sia un ammonimento inutile, visto lo sviluppo degli eventi.
Al dolore per la morte dei propri cari, si aggiunge per Tae-goo anche il senso di colpa per esserne la causa indiretta. Un senso di colpa che si acuisce al sentire la storia di Jae-yeon, rimasta orfana dopo che lo zio è stato anch’egli responsabile indiretto dello sterminio della propria famiglia. Per una sorta di traslazione, Jae-yeon diventa così per Tae-goo la nipote che non ha potuto salvare. Ma, come la sorella, non può comunque salvarla, a causa del comune destino beffardo, rappresentato dalla malattia terminale.
Ad ogni modo Tae-goo rifiuta ogni atteggiamento nichilista e accorre imperterrito dalla ragazza che, in tutta risposta, compie la sua vendetta, seppur effimera, visto il poco tempo che le rimane da vivere.
La trama ambiziosa non è però sorretta da una sceneggiatura e un montaggio all’altezza.
Sebbene i due attori protagonisti siano convincenti nelle loro rispettive interpretazioni, l’alchimia nel loro rapporto fatica a svilupparsi, nonostante la durata del film lo consenta. Ma il regista preferisce invece dilungarsi su un susseguirsi di falsi finali che alla lunga finiscono addirittura col depotenziare la scena madre della carneficina. Per non parlare di alcuni refusi in fase di montaggio che fanno storcere il naso. Come quando Tae-goo visita un obitorio, probabilmente per riconoscere il corpo della sorella, ma mentre si trova ormai a Jeju (un flashback non riuscito?).
Anche il twist finale sul reale mandante dell’omicidio dei familiari del protagonista non stupisce più di tanto, essendo Yang un personaggio che appare ambiguo fin dai primi fotogrammi. Mentre per quanto riguarda Ma, nasconde dei segreti che lo legano al passato di Jae-yeon, intuibili ma mai esplicitati in modo da chiarire da dove derivi il loro conflitto.
Curioso l’uso delle armi, che in un gangster movie coreano è piuttosto atipico, ancorato com’è ai topos del cinema anni 80-90, in cui i duelli sono esclusivamente a colpi di lama. E questa dicotomia convive nel film. Gangster dell’altro secolo che usano solo il coltello, persino nelle situazioni più improbabili (la scena della lotta in auto), si trovano ad arrendersi di fronte alla risposta di fuoco di un’arrogante millennial.
Per Um Tae-goo e Jeon Yeo-bin è un buon momento.
Il primo si è fatto apprezzare per il suo tono dimesso che lo caratterizza, nel recente My Punch-Drunk Boxer, per cui ha vinto il premio come Migliore Attore Protagonista ai settimi Wildflower Film Awards. Mentre Jeon Yeo-bin, dopo aver folgorato pubblica e critica con la sua formidabile interpretazione in After My Death, è ormai lanciatissima tra ruoli cinematografici e televisivi di rilievo. Non sarebbe male poter vedere la coppia ancora insieme in un film che possa sfruttare meglio il loro potenziale.
Pubblicato il 10/04/2021 da KoreanWorld.it
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