


In Soup and Ideology la regista Yonghi Yang continua a documentare l’epopea della sua famiglia in relazione agli eventi storici di cui è stata testimone.
Stavolta l’attenzione è rivolta alla madre di Yonghi, l’ottuagenaria Kang Jeong-hee, che a diciotto anni riuscì a scampare al massacro di Jeju del 3 Aprile 1948.
Nel 1910 la Corea era diventata una colonia giapponese, e i genitori di Jeong-hee, nativi di Jeju, si trasferirono a Osaka dandola alla luce lì. In seguito al bombardamento su Osaka dell’aviazione statunitense nel marzo 1945, Jeong-hee e famiglia furono costretti a tornare sull’isola di Jeju.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, con le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, iniziò la spartizione della Corea tra le due superpotenze, americana e sovietica. Un’elezione in programma per il Sud nel 1948 avrebbe formalizzato la divisione tra due regimi, e fu fortemente avversata a Jeju, tanto che ci fu una rivolta armata sul Monte Halla. La repressione della polizia del 3 Aprile fu brutale. 14.532 abitanti inermi vennero uccisi nella caccia al rosso, con l’ordine di sparare su qualsiasi cosa si muovesse.
L’allora diciottenne Jeong-hee, fidanzata a un combattente partigiano caduto in battaglia, sarebbe morta se non avesse camminato per 30km verso il porto, con la sorellina sulle spalle e il fratello minore. Da lì s’imbarcò su un battello che la riportò a Osaka, dove incontrò il futuro marito, uno zainichi, anch’esso proveniente da Jeju.
L’odio giustificato verso la Repubblica di Corea, inversamente proporzionale alle speranze riposte nel regime di Kim Il-sung, comportò che Jeong-hee e il marito, ferventi attivisti pro-nordcoreani, mandassero i loro tre figli maschi al Nord, in osservanza a un programma di rimpatrio.
A differenza dei suoi fratelli, Yonghi rimase a Osaka e crebbe sotto l’influenza della cultura occidentale. Cinquantenne e prossima al matrimonio con un giapponese, Yonghi capisce cos’abbia spinto i propri genitori a compiere scelte così drastiche in nome dell’ideologia.

Titolo Originale
수프와 이데올로기 (su-peu-wa i-de-ol-lo-gi)
Genere
Documentario
Regia
Yonghi Yang
Interpreti
Kang Jeong-hee, Yonghi Yang, Kaoru Arai
Giappone / Corea del Sud, 2021, 118′

Soup and Ideology è un documentario sulla memoria, da ricordare per i posteri e da dimenticare per chi l’ha vissuta.
Paradossalmente, l’inesorabile demenza senile causata dall’Alzheimer che ha colpito Kang Jeong-hee è forse una panacea al dolore insostenibile insito nella sua memoria. Al contrario, per sua figlia Yonghi, lo scoperchiare il vaso di pandora di quella memoria, durante la visita a Jeju, le fa comprendere le scelte apparentemente illogiche dei suoi genitori.
Da anarchica, cresciuta tra università all’estero e Tokyo, Yonghi biasima il padre e la madre per aver mandato i fratelli in Corea del Nord. Uno di essi, Kono, vi trovò addirittura la morte dopo aver manifestato un disturbo bipolare in seguito al divieto di potersi esprimere suonando. Gli altri invece non fanno altro che dipendere dalla madre, chiedendole soldi che Jeong-hee invia regolarmente.
Come in Birth/Mother di Naomi Kawase, Yonghi rimprovera la madre, rea di supportare figli e nipoti dopo una vita di sacrifici e debiti che non può saldare con la sua modesta pensione. “Che ci pensasse Kim Jong-un a sfamarli!” Esclama la regista.
Ma da dove deriva questa affezione ad un regime illiberale che affama la propria prole? Perché il padre desiderava che la figlia non sposasse un giapponese o un americano? A spiegarlo è la testimonianza oculare di Jeong-hee, che il viaggio a Jeju aiuta a far riemergere, soprattutto in una figlia che ha sempre saputo, ma senza comprendere appieno.
Pubblicato il 12/09/2023 da KoreanWorld.it
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