


Han Kyeong-Jae (Jung Woo-sung) è il Presidente della Repubblica di Corea e si adopera per il buon esito di un trattato di pace tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti che diventerebbe la pietra angolare della fine dei conflitti nella penisola coreana e di una futura riunificazione. In una difficile situazione internazionale, il Presidente sudcoreano Han Kyeong-Jae, il Leader nordcoreano (Yoo Yeon-seok) e il Presidente degli Stati Uniti Smoot (Angus MacFadyen) si riuniscono per un vertice in Corea del Nord, che viene interrotto bruscamente da un colpo di stato organizzato dal Comandante della Guardia Suprema (Kwak Do-won), strenuo oppositore del trattato di pace. Il Presidente sudcoreano, il Leader nordcoreano e il Presidente degli Stati Uniti vengono rapiti e tenuti in ostaggio in un sottomarino nucleare nordcoreano.

Titolo Originale
강철비2: 정상회담 (jeong-sang-hoi-dam)
Genere
Azione, Politico, Guerra
Regia e Sceneggiatura
Yang Woo-seok
Interpreti
Jung Woo-sung, Kwak Do-won,
Yoo Yeon-seok, Angus MacFadyen,
Shin Jung-geun, Ryu Soo-young,
Yum Jung-ah, Kim Yong-rim,
Kim Myung-gon, Jang Gwang,
Lee Jae-yong, Ahn Nae-sang,
Son Jong-hak, Hakuryu,
Kristen Dalton, Colby French
Corea del Sud, 2019, 132′

Yang Woo-seok riprende il tema del colpo di stato nordcoreano già affrontato nel precedente Steel Rain, allargando a Cina e Giappone la platea dei partecipanti alla cospirazione geopolitica. In Steel Rain 2: Summit l’occasione golpista viene fornita da un vertice tra gli Stati Unti e le due Coree a Wonsan in cui, come nel recente Ashfall, la consegna dell’intero arsenale nucleare nordcoreano alla superpotenza americana determini la fine delle sanzioni al regime di Pyongyang e la firma di un trattato di pace avviato da 30 anni e mai portato a termine.
In questo quadro si dipana per tutta la prima parte del film una complessa e intricata trama di giochi di potere tra superpotenze e comprimari che trova le sue basi in ragioni storiche e avvenimenti realmente accaduti, come la contesa tra Corea del Sud e Giappone delle rocce di Liancourt (Dokdo), o le manovre cinesi e giapponesi presso le Isole Senkaku. Da questo humus Yang Woo-seok partorisce l’operazione diversiva kagemusha per cui Stati Uniti e Giappone cercano di indebolire la Cina accusandola di aggressioni verso la flotta giapponese, attuate invece dagli Stati Uniti. Ma il Giappone ha ben altre mire. La Corea del Nord smantella il suo arsenale nucleare e la militarizzazione nipponica non è più giustificata. Pertanto il il leader dell’estrema destra giapponese si fa finanziare dalla Cina per foraggiare un golpe in Corea del Nord che ridesti la minaccia dei coreani al ricorso alla bomba atomica e giustifichi la politica guerrafondaia del paese del Sol Levante. Se non fosse che i golpisti sono pur sempre nordcoreani, memori delle sofferenze subite dagli imperialisti nipponici, e il missile nucleare preferiscono sganciarlo sul Giappone.
In questo quadro ne esce un film politicamente schierato e sicuramente azzardato. Sono chiari i riferimenti all’espansionismo militare di Shinzo (Abe?) Mori riscontrabile nell’attuale amministrazione giapponese. Mentre il Presidente Smoot non è altro che una parodia fin troppo umoristica del presidente Trump, leader di una superpotenza con la quale, per quanto abbia colpe, occorre comunque farci i conti e sedersi insieme al tavolo delle trattative. Discorso diverso per il Leader Supremo della Corea del Nord che, anche per un rispetto dovuto al ruolo che può giocare in vista della pacificazione e riunificazione della penisola, se nel capitolo precedente ne veniva addirittura velata la presenza fisica, qui viene interpretato da uno smilzo Yoo Yeon-seok che, al di là del vizio del fumo e della suscettibilità, non ha difetti di sorta.
Visto il buon risultato ottenuto in Steel Rain, Yang Woo-seok richiama nel ruolo di protagonisti la coppia che ha fatto la fortuna del primo capitolo, stavolta a ruoli invertiti e abbandonando il buddy movie in favore di un classico confronto tra buoni e cattivi. Un ingessato Jung Woo-sung interpreta il Presidente della Repubblica di Corea che non può essere altro che un eroe che si sacrifica per il bene del paese e per la pace, autoironico nel voler essere mediatore senza conoscere una parola di inglese tra un Leader che fuma e un Presidente che scoreggia, e simbolo gentile e diplomatico di un paese che presenzia all’armistizio senza apporvi la firma, costretto a giocare un ruolo di sudditanza rispetto all’alleato americano. Mentre un convincente Kwak Do-won veste i panni di un implacabile Comandante della Guardia Suprema intento a riallacciare i rapporti con l’alleato “di sangue” cinese per evitare il collasso del proprio paese, fagocitato dal Sud tramite riforme e aperture volute dal Leader.
Dopo un’ora abbondante di complotti e tatticismi, analisi geopolitiche e approfondimenti storici, scende in campo, o per meglio dire in mare, l’azione. Tra siluri sganciati e intercettati e ammutinamenti, mentre in cielo l’uragano “steel rain” impedisce interventi aerei, prende piede la battaglia sottomarina che dura per tutta la seconda parte del film e in cui trova spazio la figura del capitano in seconda Jang Ki-sok (Shin Jung-geun), intento a salvare il trio presidenziale nonostante in passato sia stato degradato dal suo stesso Leader.
Il finale non può che essere condizionato da una visione di parte ed è facile da desumere. La postilla conclusiva è sulla riunificazione che deve partire soprattutto dalla volontà popolare e che richiederà ancora molto tempo prima che le due popolazioni della penisola si comprendano tra di loro e si fidino l’una dell’altra.
Pubblicato il 04/09/2020 da KoreanWorld.it
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