








In The Lost Choices, la campionessa di tiro a segno Ji Eun (Shin Hyun-bin) perde i suoi genitori durante un incidente stradale. Da quel momento non riesce più a parlare correttamente. 10 anni dopo, lavora insieme alla sua amica Won Kyung (Lim Seo-joo) presso una lavanderia, ma il suo sogno è diventare una disegnatrice. Dopo un colloquio, viene stuprata da tre uomini. Denuncia il crimine, ma l’agente responsabile del caso non le crede. Disperata, torna a casa solo per trovarvi uno dei suoi aggressori ad attenderla. L’uomo cerca di violentarla, ma Ji Eun riesce accidentalmente ad ucciderlo. Sebbene la detective Kang Ja Kyum (Yoon So-yi) voglia aiutarla, Ji Eun decide di farsi giustizia da sola.



Titolo Originale
어떤 살인 (eo-tteon sal-in)
Genere
Drammatico, Thriller
Regia
Ahn Yong-hoon
Sceneggiatura
Ahn Yong-hoon, Sin Mi-hee
Interpreti
Yoon So-yi, Shin Hyun-bin, Lim Seo-joo, Kim Hyuk, Ahn Se-ha, Lee Woo-jin, Kim Kyung-sik, Joo Sung-hwan, Oh Il-young, Maeng Bong-hak, Jae Sin, Kim Yong-ik, Kim Jae-in
Corea del Sud, 2014, 108′



The Lost Choices, esordio alla regia di Ahn Yong-hoon è, come il titolo suggerisce, un film su scelte complesse, che si perdono a prescindere.
Entrambe le protagoniste devono affrontare dei dilemmi impossibili da sbrogliare osservando strettamente logiche morali. Inoltre, la stessa legge che dovrebbe soccorrerle, le mette sotto scacco. E non solo per l’incompetenza e la corruzione di chi la rappresenta, ma anche per la fallacia del sistema stesso che l’emana. Se da una parte infatti, Ji Eun trova nel detective Park (Kim Kyung-sik) un agente pronto a ricattarla anziché difenderla, la detective Kang, dal canto suo, si trova ad assistere impotente ad un trapianto consentito da una legge che non discerne il caso particolare. Il cortocircuito che ne deriva è solo una logica conseguenza.
Ji Eun diventa così un’assassina seriale, perché l’unica cosa che le rimane è poter scegliere tra il restare vittima indifesa, come la sorella della detective Park, o eliminare il male alla radice, anche a costo di subirne le conseguenze. Mentre la detective Kang, sbigottita di fronte alla beffa che si aggiunge al danno, compie un atto misericordioso per quanto lancinante, per liberare Ji Eun dal destino crudele che le si prospetta.
Il ghigno crudele di uno degli stupratori colpito alle gambe, che si tramuta subito dopo in un lamento e una richiesta di soccorso, racchiude simbolicamente l’impotenza di fronte a un sistema che non solo difende i colpevoli, ma li foraggia. Come ad esempio il primo stupratore (Lee Woo-jin), che si rivela essere addirittura un informatore della polizia.
E a una donna indifesa non resta che reagire compiendo una scelta che la condanna o subire passivamente la violenza maschile. Come ad esempio accade all’amica Won Kyung, vittima in ordine cronologico, delle violenze di un padre alcolizzato, degli abusi di un amante manesco e delle molestie di un datore di lavoro libidinoso.
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Pubblicato il 02/12/2020 da KoreanWorld.it
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