

In The Pregnant Tree and the Goblin una regista cerca di intervistare Park In-soon, un’ex donna di conforto che vive a Bbaet-bul, un piccolo villaggio situato accanto alla base militare statunitense di Uijungbu. La testimonianza della donna può servire per portare avanti la denuncia verso l’Esercito Americano, reo di aver da sempre abusato delle donne del luogo. Ma In-sun ricorda a malapena il suo passato, e il confine tra libera scelta e costrizione fu labile nel suo caso. Inoltre la base americana sta per essere smantellata ai fini di una riqualificazione urbana. E ciò mette a disagio In-soon, che vede la memoria del suo passato svanire insieme alla base.

Titolo Originale
임신한 나무와 도깨비 (im-sin-han na-mu-wa do-ggae-bi)
Genere
Documentario
Regia e Sceneggiatura
Kim Dong-ryung, Park Kyoung-tae
Interpreti
Park In-soon, Shin Seung-tae, Jo Eun-kyung, Kim Ah-hae, Shin Yoon-soo, Byun Joong-hee, Kim Mi-sook, Kim Myeong-seon, Lee Seung-ah, Greg Priester
Corea del Sud, 2019, 115′

The Pregnant Tree and the Goblin è il secondo documentario di Kim Dong-ryung e Park Kyoung-tae sulle donne di conforto coreane dopo Tour of Duty.
Tuttavia i due registi girano stavolta un finto documentario, poiché sebbene la protagonista sia la vera Park In-soon, il resto del cast interpreta personaggi che seguono una sceneggiatura ben precisa. Inoltre, la stessa In-soon si presta a recitare, dando voce in questo modo a ciò che non riesce ad esplicare nemmeno con il disegno.
Il cinema di finzione dialoga quindi col cinema verità, e i due piani si con(fondono) ancor di più non appena si fa strada il surreale. Da quel momento, tre messaggeri della morte cercano di portare nell’aldilà le anime erranti delle povere donne stuprate, uccise e abbandonate all’oblio. Nessuna lapide infatti ne ricorda i nomi, e i loro resti svaniscono insieme all’opera di riqualificazione.
Poche foto restano di loro, e i sorrisi che mostrano non sono di certo utili alla causa contro lo Stato Americano, che ha bisogno di prove per essere avanzata. Solo una fotografia tra le tante testimonia con tutta la sua violenza le atrocità subite.
Anche In-soon porta su di sé i segni della testimonianza e cerca a suo modo di fornire elementi utili se non alla causa, almeno alla comprensione delle sue scelte. Sebbene l’assuefazione alla prostituzione fin da bambina l’abbia portata a rinunciare ai suoi propositi di vendetta per tornare nel luogo a cui sente di appartenere, il cinema le offre la possibilità non solo di rifugiarsi in un mondo in cui può sentirsi non giudicata, ma soprattutto di mettere in scena la catarsi della sua vendetta e dell’ascesa nell’aldilà della sua compagna di sventure.
Pubblicato il 06/04/2021 da KoreanWorld.it
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