


In The First Lap Soo-hyeon (Cho Hyun-chul) e Ji-yeong (Kim Sae-byuk) vivono insieme da sette anni. L’uno insegna arte presso un istituto privato, mentre l’altra lavora a tempo determinato per una piccola emittente televisiva. Poco prima di partire alla volta di Incheon, per andare a trovare i genitori di Ji-yeong, questa confida allo spaesato partner di essere in ritardo con il ciclo. Giunti a destinazione, l’atmosfera conviviale si fa subito pesante non appena la madre di Ji-yeong (Jo Kyung-sook) rammenta alla figlia di non aver ancora messo su famiglia. Dopo essere tornati a Seul, i due intraprendono un secondo viaggio per festeggiare il compleanno del padre di Soo-hyeon a Samcheok. Stavolta è il ragazzo a doversi sorbire la paternale sul “sistemarsi” da parte di un padre (Moon Chang-gil) che non è proprio l’ambasciatore di un matrimonio felice.

Titolo Originale
초행 (cho-haeng)
Genere
Drammatico
Regia e Sceneggiatura
Kim Dae-hwan
Interpreti
Kim Sae-byuk, Cho Hyun-chul, Ki Joo-bong, Jo Kyung-sook, Jung Do-won, Moon Chang-gil, Gil Hae-yeon, Ryu Je-seung, Yang Hong-joo
Corea del Sud, 2017, 100′

Incentrato sul tema della famiglia, sui timori nel crearla e sul bisogno di affrancarsi da essa, The First Lap è valso a Kim Dae-hwan (Autumn Autumn, Winter’s Night) il premio come Miglior Regista Esordiente al settantesimo Festival di Locarno.
Con un occhio attento alle dinamiche economiche, politiche e sociali del proprio paese, Kim Dae-hwan mette due generazioni a confronto, quella dei figli e quella dei loro genitori. I primi lavorano con contratti precari che non bastano nemmeno a mantenere l’affitto di un appartamento. Con il risultato che sono costretti a traslocare in quartieri più economici.
Di tutt’altra natura è il trasloco dei genitori di Ji-yeong. Con un padre (Ki Joo-bong) che lavora per il governo ed è prossimo alla pensione, e una madre che, da agente immobiliare, trasloca continuamente per rivendere la propria abitazione ad un prezzo maggiorato, l’unico problema che può assillare quest’ultima è il destino incerto della figlia, orgoglio da poter sfoggiare o vergogna da dover nascondere. Tanto è strumentale il suo rapporto con la figlia, da non considerarla una persona matura e indipendente, e predisporle una stanza dove non c’è nulla che le appartenga.
Se i genitori di Ji-yeong rappresentano l’alta borghesia, quelli di Soo-hyeon sono di tutt’altra estrazione sociale. La madre del ragazzo (Gil Hae-yeon) gestisce un ristorante di Sashimi in provincia. Mentre il padre è la guardia di sicurezza di una fabbrica. Separato dalla moglie e abbrutito da un lavoro alienante, anch’egli è un genitore che assilla il figlio a sistemarsi prima che sia troppo tardi. “Sei vecchio ormai,” dice rivolgendosi a Soo-hyeon, “sposatevi, risparmiate dei soldi, è così che si diventa uomini. E dovreste avere dei figli, mettere su famiglia.” Peccato che il suo esempio non sia affatto edificante. La madre di Soo-hyeon, dal canto suo, consiglia a Ji-yeong di convivere prima di sposarsi (e ironicamente i due ragazzi convivono da sette anni), poiché il matrimonio comporta il dover sopportare la stessa persona per decenni. Diventa stancante persino l’amare il proprio partner. E quando non si va d’accordo, diventa un inferno.
Sia Soo-hyeon che Ji-yeong fuggono dalle categorie in cui i rispettivi genitori desiderano incasellarli, ma non hanno soluzioni con cui poter controbattere.
L’insicurezza e l’instabilità economica dei tempi contemporanei instillano nelle giovani coppie una paura costante nel futuro, condannandole a un’eterna adolescenza. E più si va avanti con l’età, più diventa biologicamente problematico avere e crescere dei figli.
Dall’altra parte i genitori si sono sposati giovani, non convivendo abbastanza prima del grande passo. Hanno risparmiato e fatto figli, per poi ritrovarsi con matrimoni naufragati o famiglie disfunzionali.
Il timore per Ji-yeong è di diventare come sua madre, e Soo-hyeon la invita a combattere questa possibile inclinazione. Entrambi devono tagliare i ponti con le proprie rispettive famiglie, per poter proseguire una vita che viaggia comunque senza coordinate rassicuranti. Emblematico, da questo punto di vista il finale, in cui la coppia cerca di seguire il flusso della folla, che sembra non avere una direzione precisa.
Di sicuro ci si muove in una società corrotta, dove mentre è in corso l’impeachment contro la Presidente Park Geun-hye, un’amico di Soo-hyeon (Jung Do-won) invita il ragazzo a ingraziarsi i professori, pur di far carriera.
Senza soldi e conoscenze l’arte non può emergere, non può bastare a se stessa.
“Ha bisogno di parole per essere presentata, per persuadere il pubblico,” dice l’amico. Kim Dae-hwan lo sa bene e si ribella, estremizzando gli elementi chiave di un cinema già formalmente ostico, come quello di Hong Sang-soo. E così in The First Lap l’ironia è ridotta a un lieve umorismo (Soo-hyeon che si siede sulla poltrona massaggiante del padre di Ji-yeong, o quest’ultimo che cade dall’altalena). Inoltre la musica di sottofondo è totalmente assente, e lunghe inquadrature fisse contemplano ogni scena. Come quelle frequenti in cui il parabrezza dell’auto diventa lo schermo di un viaggio nel cinema di un autore che scrosta i compromessi, così come i suoi personaggi staccano un volantino pubblicitario adesivo, permettendo allo spettatore di vedere limpidamente l’essenza della sua arte.
Pubblicato il 05/11/2021 da KoreanWorld.it
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