


In Go Back l’agente di polizia Kim Ji-won (Ha Yoon-kyung), mentre fa jogging, s’imbatte in una donna che pare essere in difficoltà (Park Ha-sun). Il giorno dopo una giornalista televisiva riceve un messaggio da parte di un sequestratore che la informa di avere una bambina in ostaggio. Quest’ultima verrà rilasciata solo dopo che 100 milioni di won saranno depositati su un conto intestato a un centro di assistenza sociale. A pagare la cifra può essere ogni cittadino, tramite un contributo di 1000 won da versare entro una settimana. Intanto l’agente Kim sospetta che Park Oh-soon, la donna che aveva incontrato il giorno prima, possa essere coinvolta nel caso della bambina rapita.

Titolo Originale
고백 (go-baek)
Genere
Drammatico
Regia e Sceneggiatura
Seo Eun-young
Interpreti
Park Ha-sun, Ha Yoon-kyung, Gam So-hyun, Seo Young-hwa, Jung Eun-pyo, Kim Pyung-jo, Hwang Ri-han, No Gi-yong, Kim Man-ho, Park Myung-shin, Kim Wan-soo, Kim Ye-na, Seo Seok-kyu
Corea del Sud, 2019, 99′

Go back, ovvero tornare indietro, rivivere traumi del passato riflessi nel presente. È di questo che parla fondamentalmente il secondo film della regista Seo Eun-young, che mette in scena un giallo sociale dalla struttura narrativa asincrona.
Da una parte abbiamo l’agente Kim Ji-won, che vive nel presente e porta avanti la sua indagine seguendo un ordine cronologico. Mentre dall’altra c’è Park Oh-soon, le cui azioni vengono proposte in flashback. Entrambe condividono un passato di violenze e abusi che le induce a riconoscersi in coloro che sono portate a difendere per motivi professionali. E non a caso finiscono per diventare una un’agente di polizia e l’atra un’assistente sociale. Sono le uniche che si preoccupano per gli altri, in un contesto in cui le forze dell’ordine arrivano in ritardo e i servizi sociali hanno le mani legate.
Ma mentre Kim Ji-won reagisce ai soprusi seguendo la legge, motivo per il quale appare più distaccata e meno coinvolta (grazie anche all’interpretazione non molto appassionata di Ha Yoon-kyung), Park Oh-soon è sopraffatta dal proprio passato. Cerca anche lei di aiutare bambini in difficoltà, ma prende ogni caso di abuso sul piano personale. Poiché la violenza insegna violenza, sa che gli abusati di oggi diverranno gli aguzzini di domani, e fa di tutto per salvare Bo-ra (Gam So-hyun) dal suo destino, fino a sacrificarsi affinché almeno lei abbia una vita felice.
Peccato che il suo sacrificio non possa far altro che alimentare nella bambina il senso di colpa per averla fatta incarcerare, condannandola alla sua stessa infelicità che voleva invece risparmiarle. Ma almeno nel finale c’è uno spiraglio di luce, un’ipotesi di confessione che possa liberare Bo-ra da un peso troppo grande per lei, da non trascinarsi fino all’età adulta, come è invece accaduto per l’assistente sociale.
Pubblicato il 08/05/2021 da KoreanWorld.it
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