








In Mission: Possible Lee Sun-bin interpreta Yoo Da-hee, un’agente cinese inviata in Corea del Sud per scoprire chi si cela dietro il furto di armi destinate alla Corea del Nord. Ad aiutare Da-hee nella sua impresa dovrebbe esserci l’agente dei NIS Sin Gi-roo (Kim Tae-hoon). Ma quest’ultimo entra in coma dopo essere stato investito da un furgone. Intanto, il detective privato Woo Soo-han (Kim Young-kwang) non riesce neanche a pagare l’affitto del suo studio. Ad intervenire in suo soccorso è proprio Da-hee che, convinta che Soo-han sia il suo collegamento in Corea del Sud, gli offre un’ingente somma di denaro affinché la aiuti nella sua missione.



Titolo Originale
미션 파서블 (mi-syeon pa-seo-beul)
Regia e Sceneggiatura
Kim Hyung-joo
Interpreti
Kim Young-kwang, Lee Sun-bin, Oh Dae-hwan, Seo Hyun-chul, Choi Byung-mo, Kim Tae-hoon, Yang Fan, Ryoo Joo-han, Julien Kang, Lee Sang-hong, Woo Kang-min, Lee Ji-hoon
Corea del Sud, 2020, 105′



Mission: Possible di Kim Hyung-joo è un action-comedy brioso che, a cominciare dal titolo, ironizza sullo spy-movie.
Nel farlo utilizza vari espedienti, tra cui un ampio uso di omaggi cinematografici di sicura presa. Impossibile non notare ad esempio, nell’esibizione dei distintivi dei due protagonisti, un chiaro riferimento a My Sassy Girl. Mentre l’agente Gi-roo ricorda nelle sue ripetute sventure il Nordberg di Una Pallottola Spuntata. Ma le situazioni comiche non finiscono qui e in certi punti sono addirittura brillanti. Come nel duello tra Soo-han e il Russo, in cui il primo scambia il secondo per un fan della girl band Red Velvet, e non capisce il suo intento di lottare senz’armi. O come ancora nelle continue interruzioni che non consentono a Da-hee di spiegare il suo piano a Soo-han.
E poi c’è l’action, debitore del cinema di Hong Kong (da The Private Eyes di Michael Hui ai film di Jackie Chan), nella scena della cucina, che dialoga sempre e comunque con la commedia. Lee Sun-bin se la cava nei combattimenti, ma l’attenzione da questo punto di vista si concentra tutta su Kim Young-kwang. E il twist (ben calibrato, a dir la verità) che ha il suo personaggio, da venale imbranato a professionista del duello corpo a corpo, non fa altro che esaltare la sua performance.
A far storcere il naso in Mission: Possibile è la (non) fine riservata al villain di turno, che sul più bello scompare come d’incanto dalla storia con un taglio d’accetta nel montaggio. Inoltre le sue motivazioni idealistiche nel trafficare armi risultano abbastanza pretestuose. Ma è tutto il plot interno alle gang che appesantisce una visione altrimenti frizzante, grazie all’alchimia dei due attori protagonisti.
Pubblicato il 05/05/2021 da KoreanWorld.it
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