


In Hotel Lake, Yoo-mi (Lee Se-young), single e disoccupata, cerca di affidare la sorellastra Ji-yoo (Park So-yi) a Kyeong-seon (Park Ji-young), un’amica della defunta madre che gestisce un albergo in una zona rurale. Ma giunte a destinazione, le due sorelle avranno a che fare con un’oscura presenza legata al loro passato che infesta l’hotel.

Titolo Originale
호텔 레이크 (ho-tel le-i-keu)
Genere
Horror
Regia e Sceneggiatura
Yoon Eun-kyung
Interpreti
Lee Se-young, Park Ji-young, Park Hyo-joo, Park So-yi, Jeon Su-ji, Lee Ju-won
Corea del Sud, 2018, 101′

Dopo il coevo The Closet, ecco un altro horror che ha sempre come soggetto una bambina alle prese con una casa infestata.
Se nel film di Kim Kwang-bin il protagonista era un padre intento a salvare la figlia e il rapporto con essa, Hotel Lake presenta una situazione simile. Infatti nel film dell’esordiente Yoon Eun-kyung, Yoo-mi è costretta a prendersi cura della sorellastra minore. Al fine di liberarsi dall’assunzione di una responsabilità indesiderata, cerca di affidare la bambina ad una conoscente. Ma l’hotel gestito da quest’ultima contiene presenze inquietanti pronte a impossessarsi della piccola e a imporre nella protagonista un cambio di atteggiamento.
Yoo-mi è prima di tutto una figlia rancorosa verso una madre che non si è mai presa cura di lei, e che viene presentata inizialmente come una figura egoista e depressa. Solo con l’epilogo scopriamo che entrambe si trascinano sensi di colpa che trovano la catarsi nel finale.
Se il tema principale ha molte analogie con The Closet, non si può fare a meno di pensare a Psycho di Alfred Hitchcock o al Texas Chain Saw Massacre di Tobe Hopper e affini, nella rappresentazione dell’altro rapporto familiare all’interno del film, quello tra Kyeong-seon e suo figlio Sang-woo.
Infatti la sempre ottima Park Ji-young, già perfida suocera in The Housemaid, interpreta una madre inquietante in preda al complesso di Giocasta. E ciò che compie Norman nel Bates Motel, lei lo compie nell’Hotel Lake. In maniera intelligente la regista ci anticipa sottilmente l’aberrazione compiuta da Kyeong-seon. Il suo dipingere di blu dei petali staccati, per comporre installazioni floreali vive solo ai suoi occhi, lì per lì non suggerisce ciò che poi tornerà sorprendentemente evidente verso la fine.
Anche gli effetti visivi e sonori sono più o meno gli stessi visti in The Closet, e suscitano spavento, come è lecito aspettarsi da un horror. A non convincere sono alcuni elementi di contorno superflui, se non veri e propri riempitivi. Come ad esempio il ragazzo cieco da un occhio che riesce a comunicare con l’aldilà. Il personaggio è talmente estemporaneo da non giustificare la sua presenza a livello di continuità narrativa. Mentre il dialogo finale di Ye-rin, la donna delle pulizie dell’hotel, è tanto suggestivo quanto incoerente con l’argomento del film.
Pubblicato il 15/11/2020 da KoreanWorld.it
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