








In seguito a un incidente stradale in cui muore la moglie, l’architetto Sang-won (Ha Jung-woo) si trasferisce con la figlia Yi-Na (Heo Yool) in una grande villa fuori città, in modo che il cambiamento possa giovare alla piccola e al loro rapporto. Sang-Won cerca di passare più tempo con Yi-na ma il suo lavoro lo obbliga ad assentarsi per lunghi periodi da casa, tanto da costringerlo ad assumere una baby sitter e a meditare di iscriverla a un campo estivo. Un giorno Yi-Na cambia all’improvviso umore manifestando un’allegria inquietante e confessa al padre di aver trovato un’amica, finché la bambina svanisce nel nulla. Sang-won si adopera nella ricerca della figlia senza successo, quando alla sua porta suona il misterioso Kyung-Hoon (Kim Nam-gil), un esorcista che sostiene di sapere dove si trova Yi-Na.



Titolo Originale
클로젯 (keul-lo-jet)
Genere
Horror
Regia e Sceneggiatura
Kim Kwang-bin
Interpreti
Ha Jung-woo, Kim Nam-gil,
Heo Yool, Kim Si-a,
Shin Hyun-bin, Kim Soo-jin,
Park Ji-ah, Im Hyun-sung,
Park Sung-woong, Jang I-joo
Corea del Sud, 2018, 98′



L’esordio alla regia di Kim Kwang-bin si inserisce in un filone del genere horror incentrato sull’esorcismo ultimamente molto in voga. Da The Chosen: Forbidden Cave di Kim Hwi a The Priests di Jang Jae-hyeon fino ai più recenti The Divine Fury di Kim Joo-hwan e Metamorphosis di Kim Hong-seon, il panorama horror sudcoreano sembra essere rimasto ammaliato dall’esorcismo cattolico e dagli horror soprannaturali di James Wan (Insidious e Conjuring), pur contaminati con usi e costumi autoctoni. Ne è un chiaro esempio anche questo The Closet, in cui l’esorcista è prima di tutto il figlio di una sciamana, intento ad esorcizzare una casa infestata sia con strumenti tecnologici, sia con amuleti e talismani.
L’immaginario di Kim Kwang-bin sembra pescare spunti da molteplici fonti: I bambini ciechi che a seconda delle circostanze sembrano uscire fuori da l’Invasione degli Ultracorpi di Don Siegel e dai remake successivi o da The Descent di Neil Marshall; l’occhio che si ribalta preso dalla serie TV The Exorcist; la ricerca di una bambina persa in un’altra dimensione, come in Poltergeist di Tobe Hopper o nel già citato Insidious, per non parlare della popolare serie TV Stranger Things. Nel mare di citazioni trova spazio perfino un’ironica battuta su Along With the Gods: The Last 49 Days di Kim Yong-hwa, che il personaggio interpretato da Ha Jung-woo, protagonista del citato film fantasy coreano, afferma di non conoscere. Il tutto viene ad ogni modo amalgamato in una struttura dall’impianto coerente e che concede qualche guizzo di originalità visiva verso la fine, con un buona resa del trucco e degli effetti speciali.
A non convincere appieno è il taglio decisamente accomodante che il film finisce per assumere, sprecando l’occasione di rivelarsi cinico e perturbante, tanto che il flashback finale in cui Sang-won ricorda di aver detto al telefono di voler mandare la figlia al campo estivo, non contiene nessuna allusione al volersi liberare della piccola. Di certo funge da monito verso una società moderna che non riesce a comunicare con i propri figli e a occuparsi di loro, sia che si sia poveri soffocati dai debiti (il padre di Myeong-jin), sia che si sia benestanti (Sang-won) impegnati a costruirsi una carriera lavorativa, ma il senso di colpa per aver trascurato la figlia non è così profondo e giustificato come potrebbe essere.
Pubblicato il 06/06/2020 da KoreanWorld.it
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