

Chen (Park Ki-woong) è un’allevatore di anguille cinese che sbarca clandestinamente in Corea del Sud per chiedere un nuovo esame sulle sue anguille. Il Ministero della Sanità della Corea del Sud ha infatti trovato tracce di mercurio nelle anguille importate dal suo allevamento. Conseguentemente Chen ha dovuto chiudere la sua attività per bancarotta e suo padre ha subito per questo motivo un infarto. Nonostante la barriera linguistica, Chen convince la dottoressa Jang (Han Chae-ah) del Ministero della Sanità ad effettuare nuove analisi sulle sue anguille. Ma l’esito dell’esame è sconfortante. Ad essere contaminate non sono solo le sue anguille, ma egli stesso. Intanto la dottoressa Jang ospita Chen nel suo appartamento finendo con l’innamorarsi del ragazzo, nonostante il suo rigetto per tutto ciò che sia “Made in China”. E al fine di aiutarlo, lo raccomanda per un lavoro di guardiano presso un allevamento illegale di anguille.

Titolo Originale
메이드 인 차이나 (mei-deu in chai-na)
Genere
Drammatico
Regia
Kim Dong-hoo
Sceneggiatura
Kim Ki-duk
Interpreti
Han Chae-ah, Park Ki-woong, Im Hwa-young, Yoo Jae-myung, Ki Guk-seo, Kim Eun-joo, Kim Yun-tae, Kim Jong-hoon, Sun Hak, Jung Tae-sung, Jang In-sub
Corea del Sud, 2014, 100′

Collateralmente alla sua attività di regista, Kim Ki-duk ha prodotto e scritto la sceneggiatura di diversi film diretti da collaboratori della sua Kim Ki-duk Film. Tra questi vi è Made in China, opera prima di Kim Dong-hoo, già produttore di Red Family, sempre della scuderia di Kim Ki-duk.
Com’è logico attendersi da un testo di Kim Ki-duk, ricorrono elementi che contraddistinguono la sua filmografia più recente. Già dai primi fotogrammi infatti ci troviamo di fronte a un universo di immigrati clandestini mossi da bassi istinti primordiali. Ad intervenire in difesa di una donna molestata da un paio di balordi è un protagonista baluardo di una purezza incontaminata. Ed è ironico che ad essere contaminato sia proprio lui.
La critica di Kim Ki-duk è certamente diretta a un sistema industriale come quello cinese, non proprio attento alle tematiche ambientali. Ma il j’accuse dell’autore sudcoreano è rivolto principalmente al suo paese, talmente corrotto e schiavo del capitalismo da commerciare gli stessi prodotti scadenti che rigetta. Talmente è radicata nella società coreana l’idea che un prodotto cinese sia scadente a prescindere, che gli stessi esseri umani vengono considerati merce a basso costo di cui approfittarsi, come l’intrattenitrice e la cameriera del ristorante. Lo stesso Chen si rivolge alla dottoressa Jang definendosi “Made in China”, con l’intento di farle comprendere che l’oggetto del suo desiderio è cinese come i prodotti che aborrisce.
In questo quadro si comprende anche la missione omicida del protagonista, intento a dare una lezione (più simbolica che altro) alla donna che ha tradito il proprio marito per inseguire il benessere economico.
Pubblicato il 07/12/2020 da KoreanWorld.it
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.