





Kim Il Sung’s Children racconta di quando, dopo la guerra di Corea, negli anni 50, diversi paesi dell’Europa dell’Est ospitarono temporaneamente più di 5000 orfani nordcoreani. Pur controllati strettamente dal governo nordcoreano, gli orfani strinsero profondi legami con le popolazioni locali. Tuttavia, dopo qualche anno, la Corea del Nord li rimpatriò facendo perdere le loro tracce. Ai loro parenti e amici rimasti ancora vivi nei paesi ospitanti, non rimane altro che ricordarli, nella speranza di poterli un giorno incontrare di nuovo.



Titolo Originale
김일성의 아이들 (gim-il-seong-eui a-i-deul)
Genere
Documentario
Regia
Kim Deog-young
Corea del Sud, 2020, 85′



Tra materiale d’archivio e interviste a testimoni ancora in vita, Kim Il Sung’s Children documenta il dramma delle autocrazie, che soffocano la concordia tra i popoli.
Ciò che al regista Kim Deog-young preme infatti dimostrare è che gli esseri umani sono per natura disposti ad integrarsi tra loro. Solo le barriere politiche e ideologiche e la propaganda possono frenare questo moto dell’animo, che comunque persiste al di là delle distanze fisiche.
Questa disposizione è del tutto evidente in coloro che, nei paesi emancipatisi dal giogo sovietico, possono offrire al mondo la propria testimonianza. Nulla è invece dato sapere da chi è finito nell’oblio per opera di politiche isolazioniste. Costoro lasciano la propria traccia nella storia solo grazie a foto di repertorio e lettere che rimangono ad ogni modo ferme nel tempo.
La tragedia narrata inizia con la fine della Guerra di Corea. Ognuno dei due schieramenti in conflitto doveva far fronte all’impossibilità di mantenere 100.000 orfani. La Corea del Sud optò per l’adozione internazionale. Mentre il regime di Pyongyang risistemò oltre 5000 di essi nei paesi dell’Europa dell’Est, allora facenti parte dell’URSS. L’intento di Kim Il-sung era comunque di delegare al partner sovietico il sostentamento degli orfani, a cui non poteva far fronte. Solo in seguito, nel momento in cui ne avesse avuto bisogno, avrebbe poi richiamato la sua futura forza lavoro. E così la Corea del Nord smistò oltre 5000 orfani tra Polonia, Romania, Ungheria, Repubblica Ceca e Bulgaria con il pretesto di un'”educazione commissionata.”
Nonostante L’indottrinamento all’ideologia isolazionista JUCHE, i giovani nordcoreani si affezionarono ai locali, anch’essi in difficoltà, ma bendisposti verso gli ospiti.
Insieme ai bambini, Kim Il-sung inviò anche insegnanti che li potessero indottrinare. Con il tempo essi intrecciarono rapporti sempre più osmotici con le popolazioni locali. Alcuni di essi finirono addirittura con lo sposarsi tra di loro e avere figli. Ma i movimenti di liberalizzazione nell’Europa dell’Est ai tempi di Krushev e il tentativo da parte di filorussi e filocinesi di detronizzare Kim Il-sung non fecero altro che inasprire i rapporti tra Pyongyang e il resto del mondo. Ciò comportò il rimpatrio dei nordcoreani e la completa chiusura dei rapporti tra loro e gli Europei.
Inoltre il regime costrinse coppie sposate a divorziare, e deportò nei paesi d’origine, insieme ai propri figli, mogli europee trasferitesi in corea del Nord. E come se non bastasse, impedì ai bambini di spedire lettere agli Europei, per timore che mettessero in cattiva luce la Corea del Nord.
Come afferma una delle intervistate, su un’isola disabitata, libera da pressioni esterne, le persone si incontrano, trovano la felicità e si supportano a vicenda. Ciò che è innaturale è poter disporre di quest’umanità a proprio piacimento, sopprimendola per meri scopi politici e ideologici.
Pubblicato il 14/04/2022 da KoreanWorld.it
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