


In Exist Within Eun-soo (Ryu Hwa-young) è un’aspirante sceneggiatrice a corto di idee, in cerca dell’ispirazione che possa permetterle di passare una selezione. Inoltre è costantemente in bolletta pur vivendo a casa dei genitori, che la esortano a trovarsi un lavoro per mantenersi.
Pur impegnandosi, Eun-soo non riesce a concentrarsi a causa dei rumori provocati da Ho-gyeong (Park Jin-woo-II), che abita al piano di sopra. Insospettita dal comportamento del vicino, che potrebbe fornirle materiale su cui scrivere, lo pedina con l’aiuto dell’amico Ji-seong (Jung Dong-hoon-I).
Scopre così che Ho-gyeong è l’adepto di una setta religiosa che spera di salvare la figlia con l’intercessione del Signore, e che dentro il suo appartamento nasconde un terribile segreto.

Titolo Originale
사잇소리 (sa-it-so-ri)
Regia
Kim Jung-wook-III
Sceneggiatura
Kim Bo-hyun-I, Kim Jung-wook-III, Park Hyung-geun
Interpreti
Ryu Hwa-young, Park Jin-woo-II, Jung Dong-hoon-I, Im Jin-taek-I, Oh Young-shil, Chae Yeon-jeong, Lee Sang-hee-VI, Kwon Seong-deok, Inan, Ko Eun-soo, Nam Tae-boo, Ahn Se-bin, Jang Jae-hee
Corea del Sud, 2022, 106′

Exist Within è un thriller la cui sceneggiatura soffre dello stesso blocco della sua protagonista, che si limita a dedurre fatti e rendicontarne, anziché immaginarli.
E lo ammette lei stessa dichiarando alla fine che la storia che ha immaginato non sia andata oltre i fatti. Questo per dire certamente che la realtà abbia superato ogni più fulgida fantasia. Ma cos’ha questa realtà di tanto sorprendente? Solo il misfatto in sé, perché il modo per scoprirlo è talmente prevedibile, scontato e visibile fin dall’inizio che l’interesse per l’indagine passa in secondo piano rispetto allo stalkeraggio al villain.
Pedinamento piuttosto maldestro, visto che la protagonista viene costantemente scoperta, senza che inoltre ne subisca mai le conseguenze. L’assassino poi non è da meno, non essendo mai deciso nei suoi atti omicidi. Si potrebbe obiettare adducendo la ragione al rispetto della continuità narrativa. Rimane il fatto che per quanto enigmatico e sinistro, Ho-gyeong si rivela un’antagonista goffo e sprovveduto.
Come se non bastasse, la sceneggiatura opta per il tratteggio bidimensionale di un personaggio (sempre Ho-gyeong) che manca di complessità. Da ciò ne deriva una carenza di tensione e l’assoluta assenza di colpo di scena, elemento imprescindibile per un thriller.
Da sottolineare la lieve critica alle sette religiose che si approfittano del dolore della gente per spennare soldi in cambio di speranze illusorie. Ma l’approccio è fine a se stesso, serve solo a completare il ritratto di un serial killer disturbato che ha bisogno di un movente.
Pubblicato il 06/08/2023 da KoreanWorld.it
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