


In Project Wolf Hunting le Filippine estradano diversi criminali coreani nel loro paese d’origine. Tuttavia, al loro arrivo all’aeroporto, una delle vittime dei delinquenti si fa saltare in aria compiendo una strage di detenuti, forze dell’ordine e civili. Le autorità decidono allora di scortare il resto dei criminali in sicurezza, via mare, a bordo di un cargo in partenza dalle Filippine e diretto in Corea. La situazione a bordo della nave però si fa subito tesa, non appena lo spietato Jong-doo (Seo In-guk) riesce a liberarsi e a convincere gli altri galeotti a contrastare gli agenti di polizia. Ne scaturisce subito una carneficina che miete vittime sia tra i detenuti che tra poliziotti e ciurma. Ma all’interno della nave si nasconde una minaccia ancor più pericolosa per tutti i passeggeri.

Titolo Originale
늑대사냥 (늑대사냥)
Regia e Sceneggiatura
Kim Hong-seon
Interpreti
Seo In-guk, Jang Dong-yoon, Choi Gwi-hwa, Sung Dong-il, Park Ho-san, Jung So-min, Ko Chang-seok, Jang Young-nam, Son Jong-hak, Lee Sung-wook, Jung Moon-sung, Hong Ji-yoon
Corea del Sud, 2022, 121′

Fantathriller muscolare e feroce, Project Wolf Hunting è un’esperienza sensoriale ancor prima che narrativa.
Dopotutto la trama non brilla né di senso, né di originalità. Certo, vi sono colpi di scena, ma assai prevedibili, e non fanno che ingarbugliare un intreccio che senza sequel non ha motivo di esistere. Dal medico che si aggira sospetto, all’apparante staff che si comporta in modo anomalo, tutto è apparecchiato per una carneficina che attende solo il via. E una volta iniziata, il bagno di sangue non fa prigionieri. Molto intelligentemente, Kim Hong-seon non risparmia nessuno, e non si fa in tempo ad entrare in confidenza con un personaggio, che si assiste alla sua fine. L’ingresso di Alpha poi, non fa che esacerbare una violenza brutale e cieca, esiziale sia per eroi ed eroine, che per i villain più intoccabili.
Tuttavia ad impressionare è altro, ovvero la capacità di Kim Hong-seon di fornire un’estetica della violenza credibile nell’incredibile. Dal sangue che sgorga a fiotti per la minima ferita, al suono che restituisce l’intensità verosimile di ogni colpo o fendente, tutto il comparto tecnico contribuisce a far sentire il film, piuttosto che assistere ad esso. Inoltre è ammirabile lo sforzo di osare, anche se ancora timidamente, nel trucco prostetico, che il taiwanese The Sadness (con cui Project Wolf Hunting condivide la violenza incontrollata) sembra aver per primo riportato in auge.
Per quanto sia prevedibile insomma, grazie anche all’ambientazione claustrofobica che compatta azione e spazio, Project Wolf Hunting riesce a tenere incollati allo schermo, come quando in una scena dal chiaro riferimento a Suspiria di Dario Argento, già si sà cosa entrerà dall’oblò, ma impressionerà comunque.
Pubblicato il 24/01/2023 da KoreanWorld.it
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