


In Race to Freedom: Um Bok Dong è il 1913 e l’impero Giapponese sfoggia il suo dominio sulla penisola coreana organizzando delle corse ciclistiche in cui è manifesta la superiorità dei suoi atleti. Mentre Hyeong-sin (Kang So-ra) e Do-min (Ko Chang-seok) eseguono attentati contro i colonizzatori, Jae-ho (Lee Beom-soo) cerca di battere questi ultimi attraverso le gare in bicicletta. Solo in questo modo è possibile scuotere l’orgoglio e la coscienza di un popolo soggiogato. A renderlo realtà è Um Bok Dong (Rain), un sempliciotto in fuga dalla provincia e in cerca di un lavoro remunerativo dopo aver deluso il padre. Jae-ho si accorge del talento ciclistico del ragazzo e lo ingaggia nella sua squadra, nella speranza di poter battere il campione giapponese Morishita.

Titolo Originale
자전차왕 엄복동 (ja-jeon-cha-wang eom bok-dong)
Genere
Drammatico, Storico
Regia e Sceneggiatura
Kim Yoo-seong
Interpreti
Rain, Kang So-ra, Lee Beom-soo, Ko Chang-seok, Kim Hee-won, Min Hyo-rin, Lee Si-eon, Park Jin-joo, Jung Suk-won, Choi Dae-chul, Shin Soo-hang, Park Geun-hyung, Lee Kyung-young
Corea del Sud, 2017, 116′

Race to Freedom: Um Bok Dong è un biopic che si concentra più sul simbolo che il protagonista rappresenta, che sulla storia della sua vita
Ne consegue che ogni fatto o personaggio che lo riguarda ha a che vedere con la lotta d’indipendenza dal colonizzatore nipponico. Egli stesso, con le sue vittorie, è il motore di un orgoglio nazionale risvegliato dopo l’umiliazione inflitta dall’impero del Sol levante. E come spiegato dalla geisha Miki, ucciderlo non farebbe altro che gettare benzina sul fuoco della ribellione. Ragione per cui occorre sconfiggerlo, anche disonestamente, sulla pista, per abbattere il morale di un intero paese.
Le sue gesta concretizzano la previsione di Jae-ho per cui l’impresa sportiva è più efficace di un attentato terroristico che crea martiri, ma non eroi. Il suo lancio della bicicletta verso la tribuna dei gerarchi giapponesi lo immortala poi come simbolo della resistenza da proteggere ad ogni costo.
La preponderanza di elementi relativi alla lotta d’indipendenza sulle vicende, anche personali, di Um Bok Dong romanza fin troppo la sua biografia, fino a relegarla ad appendice di una storia più grande (la lotta per l’indipendenza) e a non incidere sulla continuità narrativa.
Come ad esempio nel caso dell’omicidio di Gwi-dong, mostrato unicamente per descrivere il contesto dello schiavismo in Manciuria. Ma il fatto che Bok Dong non venga a sapere della morte del fratello, anche quando lo stesso Katsura che l’ha ucciso gareggia contro di lui, è non solo elusivo della sua storia personale, ma anche un’opportunità narrativa fallacemente mancata.
Pubblicato il 14/08/2023 da KoreanWorld.it
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