

Ji-yeong (Choi Hee-seo) ha speso 8 anni della sua vita a prepararsi per l’esame di stato nella pubblica amministrazione e ora che ha 31 anni è praticamente tagliata fuori dal mercato del lavoro. Esausta nel corpo e nello spirito e sicura di non farcela, Ji-yeong rinuncia all’esame e si cerca un lavoretto part time per pagarsi l’affitto. Una notte viene rapita dal fascino di Hyeon-joo (Ahn Ji-hye), una podista dal fisico atletico che corre nel suo quartiere, e comincia a correre anche lei per spirito d’emulazione. Dopo aver stretto amicizia con Hyeon-joo, corre insieme a lei ritrovando la gioia di vivere.

Titolo Originale
아워바디 (a-weo-ba-di)
Genere
Sportivo, Drammatico
Regia e Sceneggiatura
Han Ka-ram
Interpreti
Choi Hee-seo, Ahn Ji-hye,
Kim Jung-young, Lee Jae-in,
Noh Susanna, Oh Dong-min,
Choi Joon-young, Kim Sa-kwon,
Keum Sae-rok, Jang Joon-hwi
Corea del Sud, 2018, 95′

Il cinema indipendente coreano di recente sta trovando linfa vitale in nuove leve femminili che esordiscono alla regia, come la giovane Han Ka-ram, che con Our Body pone al centro dell’attenzione la difficoltà delle nuove generazioni a trovare un proprio posto in un mondo sempre più competitivo e alienante, in cui l’attività ricreativa può essere un rimedio antidepressivo, uno sfogo o un espediente per fuggire da una realtà che si ripropone costantemente, ponendo la protagonista di fronte a delle scelte che affronta senza convinzione, lasciandosi scivolare addosso i problemi per non esserne psicologicamente sopraffatta.
Così come la sorella prende il preservativo di Ji-yeong e cerca di emularla nella corsa, così la protagonista desidera essere come Hyeon-joo, che apparentemente si gode la vita bevendo e correndo, ma in realtà nasconde le stesse ansie e gli stessi vuoti (come vuoto è il suo appartamento) di Ji-yeong, sebbene la regista non approfondisca il disagio della ragazza che sicuramente meritava una spiegazione più circostanziata.
Il tocco femminile di Han Ka-ram non si nota solo nel rapporto sottilmente saffico tra le due protagoniste, comunque mai totalmente convincente, ma soprattutto nel come vengono trattati la sessualità femminile (la già citata sorella che raccoglie il preservativo, i rapporti occasionali di Ji-yeong) e l’elemento maschile. I pochi uomini presenti (Ji-yeong sembra non avere un padre) sono meri strumenti sessuali non indispensabili né ai fini lavorativi (il superiore di Ji-yeong, con cui va a letto solo perché a Hyeon-joo piace fare l’amore con uomini anziani, non ha alcuna autorità nel farla assumere a tempo pieno e lei ne è ben conscia), né al piacere (Ji-yeong realizza il suo sogno di fare l’amore in una camera d’albergo lussuosa masturbandosi).
Le donne sono presenti in ogni ganglio di una società altamente selettiva e opprimente. A cominciare dalla madre di Ji-yeong che, nonostante sia felice per il ritrovato entusiasmo per la vita che la corsa ha donato alla figlia, non le nasconde mai il proprio disappunto per non aver adempiuto al suo “dovere” di svolgere l’esame di stato per un posto sicuro che nessun lavoro d’ufficio, anche a tempo pieno, potrà mai sostituire. La delusione per la figlia maggiore si riversa poi nell’istruzione della figlia minore, costretta a seguire tre corsi privati, per poi intraprendere chissà, lo stesso percorso fallimentare di Ji-yeong. Anche in ufficio Ji-yeong deve affrontare una selezione per passare dal part time al full time, e le colleghe la ostacolano con ogni mezzo pur di essere prese al suo posto. Ma Ji-yeong sembra non preoccuparsene poiché non ritiene un lavoro svolto solo per guadagnarsi da vivere più importante di una corsa che invece può donarle equilibrio interiore. Motivo per il quale la sua amica la invidia, la stessa invidia che provano per Mi-so le sue amiche in Microhabitat di Jeon Go-woon. Nello stesso modo in cui Mi-so preferisce bere whisky e fumare anziché trovarsi una sistemazione, Ji-yeong preferisce bere e correre senza tormentarsi per la sua situazione lavorativa. Effetti di un sistema sociale competitivo e oppressivo che lascia i suoi giovani alla deriva nel caso non si adeguino alle richieste del mercato.
Il film è valso a Choi Hee-seo il premio come Attrice dell’anno al ventritreesimo Festival Internazionale del Cinema di Busan.
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Pubblicato il 09/08/2020 da KoreanWorld.it
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