


In Return to Seoul, Freddie (Park Ji-Min) è una francese di origini coreane che torna a Seul per conoscere i genitori biologici. Dopo essersi recata presso il centro di adozioni Hammond, che si era occupata del suo caso, scopre che i suoi genitori sono divorziati. Se il padre (Oh Gwang-rok), da cui non ricava una buona impressione, è disponibile all’incontro, la madre si rifiuta di vederla.
Sebbene il suo soggiorno in Corea debba durare solo un paio di settimane, due anni più tardi ritroviamo Freddie sempre a Seul, persa in una vita di eccessi e nella speranza inconscia di ritrovare la madre.

Titolo Originale
Retour à Séoul
Genere
Drammatico
Regia e Sceneggiatura
Davy Chou
Interpreti
Park Ji-Min, Oh Gwang-rok, Han Guka, Kim Sun-young, Yoann Zimmer, Hur Ouk-Sook, Louis-Do de Lencquesaing, Jin Heo, Son Seung-Beom, Kim Dong-seok, Emeline Briffaud, Lim Cheol-Hyun
Francia/Germania/Belgio/Qatar/Cambogia/Corea del Sud/Romania, 2022, 119′

Con Return to Seoul, Davy Chou dirige un film sulla ricerca della propria identità, sradicata da punti saldi che la rassicurino e la definiscano.
Per quanto Freddie abbia vissuto un’infanzia dorata in una famiglia adottiva che non le ha fatto mancare niente e le ha fornito un’ottima educazione, si è sempre sentita un pesce fuor d’acqua. Non solo per via dei tratti somatici ancor più coreani degli stessi coreani, ma anche per un’identità che poteva essere e non è stata. Il motivo è da rintracciare in un passato di povertà che caratterizzava una Corea estremamente diversa da come è oggi, dove le adozioni internazionali erano all’ordine del giorno.
Tuttavia, una volta atterrata a Seul, seppur inconsciamente desiderosa di conoscere i suoi genitori biologici, rifugge da qualsiasi contatto che le restituisca quell’identità perduta. Colpa certamente della barriera linguistica, ma soprattutto di quella culturale. E così si versa da bere da sola, o allontana da sé un padre che gli vomita addosso il proprio dolore “perché così fanno gli uomini coreani.”
Inoltre, per non soffrire, Freddie evita di farsi coinvolgere sentimentalmente.
Illude e poi delude i suoi spasimanti, che può far sparire con un semplice schiocco di dita. Oppure si perde in eccessi, sintomo di una malcelata tristezza e di una pace che non riesce a trovare. L’unica che potrebbe restituirgliela è colei che quella vita raminga e senza punti di riferimento gliel’ha donata, una madre che non vuole essere trovata.
Ma anche dopo che il fatidico incontro avviene, il tempo passato prima e dopo quel momento sedimentano un’occasione mancata che il finto indirizzo email decreta. Tanto la madre non riesce a metabolizzare il proprio senso di colpa, tanto il padre cerca inutilmente una seconda chance arrivando persino a sforzarsi di comunicare con la figlia attraverso la musica.
Ma il destino di Freddie non è quello di vendere missili per la pace in Corea del Sud, né tanto meno abbracciare un’identità che non sente propria. Bensì, continuare la sua vita errante, apolide e sostanzialmente sola.
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Pubblicato il 10/10/2023 da KoreanWorld.it
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