

In Dissolve, Din (Dinara Zhumagaliyeva) subisce le restrizioni della madre (Irina Azhmukhamedova) e del fratello Saken (Chingiz Kapin). Le impongono ad esempio di non indossare vestiti attillati, di tornare a casa presto e di chiamare a casa ogni ora. L’unico a non tenerla sotto controllo è il padre (Yerken Gubashev), comunque impotente nell’aiutare la figlia.
Un giorno, dopo aver incontrato la sua amica Aruzhan (Aruzhan Moldagaliyeva), che ha un alterco al telefono con Saken per via delle sua manie di controllo nei confronti della sorella, Din osserva dalla vetrata di un bar una prostituta con le sue stesse sembianze che si fa rispettare da un passante. Impressionata dall’atteggiamento della donna, Din la segue e la spia mentre incontra un’altra Aruzhan.
Dopo aver fatto sesso con un cliente (Sanjar Madi), è ora la prostituta a seguire Din, mentre torna a casa a farsi rimproverare dal fratello, che decide addirittura di controllare i suoi spostamenti tramite la geolocalizzazione del telefono.
La situazione precipita quando Saken aggredisce un uomo che tampina la sorella, e Din incontra la prostituta, che le propone uno scambio di ruoli. Lei prenderà il posto di Din per farle pretendere rispetto dalla madre e dal fratello. In cambio, Din dovrà intrattenere il cliente della prostituta fino a quando quest’ultima non avrà finito di passare del tempo con il proprio ragazzo.

Titolo Originale
딘 (din)
Genere
Drammatico
Regia e Sceneggiatura
Kim Ki-duk
Interpreti
Dinara Zhumagaliyeva, Sanjar Madi, Chingiz Kapin, Irina Azhmukhamedova, Inkar Abdrash, Yerken Gubashev, Aruzhan Moldagaliyeva
Corea del Sud, Kazakistan, 2019, 80′

La trasferta Kazaka del penultimo film di Kim Ki-duk è una summa del suo ultimo cinema, spartano nei mezzi, ma coerente con la sua poetica.
È sempre una visione del mondo conflittuale, in cui la violenza governa le evoluzioni nei rapporti umani, quella che va in scena in Dissolve. Come in Bad Guy, un uomo bacia con irruenza una donna, e fa culminare con uno stupro il suo atto egoistico di pura libido. Dopo il sesso è come risvegliarsi da un sogno, dice Din. Thanatos fa posto ad Eros, e al desiderio, all’emancipazione e alla libertà sessuale fa seguito la mercificazione del sesso, il vuoto esistenziale e figurativamente l’aborto.
Tramite riprese volutamente incoerenti dall’effetto straniante, Dissolve suggerisce che la protagonista comunichi in realtà con il suo alter ego, e gli stessi comprimari si comportano in un modo o nell’altro, in funzione del cambio di prospettiva di Din. A una scollata ed estroversa Aruzhan amica di Din, fa ad esempio da contraltare una più timida e impacciata Aruzhan, amica della prostituta. E come suggerisce il cliente, per tre volte dispensatore di aneddoti esplicativi, il soggetto di Gesù e di Giuda nell’ultima Cena di Leonardo da Vinci è sempre lo stesso modello, così come Din e la prostituta sono due facce della stessa medaglia.
Dalle pastoie della sua condizione Din può liberarsi solo attraverso la prevaricazione su coloro che la prevaricano. Impara che nessuno deve niente a nessuno e che il suo atteggiamento passivo la rende schiava come i Mankurt di Chinghiz Aitmatov. Ma alla sopraggiunta serenità familiare non corrisponde la soddisfazione di un desiderio assaggiato che non può essere appagato, se non accettando supinamente e di nuovo la violenza del controllo, questa volta da parte del suo cliente. Tuttavia Din non è la prostituta, non a caso mostrata nell’ultima scena in bianco e nero, e all’abuso reagisce con disperato disincanto.
Pubblicato il 05/04/2023 da KoreanWorld.it
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