

In Sweet and Sour, l’obeso ingegnere Lee Jang-hyeok (Lee Woo-Je) viene ricoverato in ospedale perché ha l’ittero a causa dell’epatite. Solo l’affascinante infermiera Da-eun (Chae Soo-bin) si prende cura di lui, a tal punto che Jang-hyeok se ne invaghisce. Da-eun, dal canto suo, è colpita dalle premure che Jang-hyeok le riserva, e lo invita ad accompagnarla a Jeju per le vancanze invernali. Prima di partire, Da-eun regala a Jang-hyeok un paio di sneakers, tramite le quali l’ingegnere promette a se stesso di dimagrire. A forza di usarle, le sneakers si consumano, e a calzarle c’è uno Jang-hyeok talmente magro e aitante da sembrare un’altra persona. Nel frattempo, Jang-hyeok viene promosso per svolgere un lavoro in un’altra città che lo costringe a trascurare il suo rapporto con Da-eun. Inoltre, si ritrova a lavorare a stretto contatto con la nuova collega Bo-yeong (Krystal), che lo corteggia continuamente.

Titolo Originale
새콤달콤 (sae-kom-dal-kom)
Regia e Sceneggiatura
Lee Gye-byeok
Interpreti
Jang Ki-yong, Chae Soo-bin, Krystal, Lee Woo-Je, Shin Joon-hang, Park Chul-min, Yeo Min-joo, Park Ji-hoon, Yoon Byung-hee, Lee Kyung-young, Yoo Sun, Choi Hyung, Kim Mi-hye
Corea del Sud, 2021, 102′

Diretto dal regista di Luck.Key e Cheer Up, Mr. Lee, Sweet and Sour è il remake coreano del giapponese Initiation Love del regista Yukihiko Tsutsumi, tratto a sua volta dall’omonimo romanzo di Kurumi Inui.
Come il suo predecessore nipponico, il film di Lee Gye-byeok è una commedia romantica che inganna abilmente lo spettatore, tramite un falso raccordo che unisce due storie in una. Inoltre, le due linee narrative funzionano sia se prese separatamente, sia se valutate unitariamente alla luce del colpo di scena finale. Come ad esempio nel caso della lampadina, che enfatizza il cambio d’atteggiamento nel protagonista, se non fosse che la lampadina non è ancora stata sostituita.
Ovviamente il meccanismo non è sempre perfetto. Tutta la prima parte infatti, ci presenta una protagonista che mostra lati del suo carattere ambigui e contraddittori. Solo grazie ai flashback finali possiamo comprendere i suoi comportamenti iniziali. Tuttavia a cadere in cattiva luce non è Da-eun, ma il protagonista che, sia come Jang-hyeok, che a maggior ragione come Lee Jang-hyeok, si ritrova con un pugno di mosche dopo aver vanificato tutto ciò che aveva conquistato. E il finale lo rende ancor più patetico del suo corrispettivo giapponese, in quanto, nel suo ripiegare su Bo-yeong, che tra l’atro gli dà il benservito, manifesta tutto l’egocentrismo del quale accusava Da-eun.
La scusa del lavoro stressante e opprimente che toglie spazio e risorse alla vita privata poi, regge fino a un certo punto.
Nonostante il film sembri descrivere fin dall’inizio il quadro di una gioventù sfruttata con contratti a termine che la obbligano ad essere competitiva senza ottenere nulla in cambio, ciò non significa che non si possa o non si debba reagire all’abbrutimento. Dopotutto anche Da-eun è sfiancata da turni di lavoro massacranti. Ma non per questo rinuncia al piacere di stare insieme, lasciando scivolare il rapporto verso una routine dovuta, anziché voluta.
Jang-hyeok è per di più vile e pusillanime, in quanto la sua reazione al concepimento di un figlio è un invito all’aborto, e nonostante accudisca Da-eun, finisce col tornare a lavoro senza insistere con decisione nel restarle accanto. Ma ancor più irritante è la scelta da parte del regista di guidare Jang-hyeok nel suo cammino verso l’infedeltà e la fine del suo rapporto con Da-eun, tramite l’introduzione del personaggio misterioso interpretato da Lee Kyung-young, che gli allestisce un destino di cui il protagonista non è del tutto responsabile.
Pubblicato il 06/06/2021 da KoreanWorld.it
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