

Per il suo 48° anniversario, l’MBC produce Tears of the Amazon, un documentario ad alto budget e girato in alta definizione sull’Amazzonia e i suoi abitanti. Inoltre, denuncia i danni della civilizzazione sull’intero ecosistema.

Titolo Originale
아마존의 눈물 (A-ma-jon-eui Noon-mool)
Genere
Documentario
Regia
Kim Hyeon-cheol, Kim Jin-man
Sceneggiatura
Ko Hye-rim
Narratore
Kim Nam-gil
Corea del Sud, 2017, 107′

Nel gettare uno sguardo sull’Amazzonia, Tears of the Amazon presenta due tribù di indios sudamericani agli antipodi.A Nord vivono gli Zoe, riconoscibili per il poturu, infilato tra il labbro inferiore e il mento. Mentre più a Sud incontriamo i Waura.
Entrambe le tribù sono accomunate da un sistema sociale patriarcale e promiscuo che non tollera unioni intertribali. Ciò che invece differenzia le due comunità è un diverso coinvolgimento nella civilizzazione occidentale. Se gli Zoe sono totalmente autosufficienti e ancorati alle loro tradizioni, i Waura si lasciano sedurre dalle comodità e dalle convenienze dei tempi moderni. Sono ad esempio ben disposti a barattare la loro cacciagione con una t-shirt.
Nonostante il patriarcato, è curioso notare come, soprattutto per gli Zoe, la poligamia non sia solamente una prerogativa maschile. Infatti Tussa, la sorella del capo villaggio Monin, ha due mariti che si supportano vicendevolmente nel sostentamento della famiglia. Se un marito va a caccia, l’altro custodisce il focolare domestico in sua assenza.
Ancor più interessante è constatare quanto sia funzionale ed economico il bagaglio di saggezza e conoscenze che queste tribù si tramandano di generazione in generazione. Soprattutto per individui che vivono alla giornata e si procurano cibo unicamente tramite la caccia e la raccolta, non sempre fruttuose.
A giustificare il titolo del documentario, per buona parte dedito a descrivere le due tribù, vi è una breve chiusa finale. La civilizzazione, iniziata 100 anni fa, sta sempre di più divorando il polmone non solo del Sudamerica, ma dell’intero pianeta. Innanzitutto, con la deforestazione, la fauna è a rischio estinzione. Come ad esempio l’arapaima, pesce simbolo dell’Amazzonia, che viene allevato in cattività e spedito nelle città per essere venduto. Inoltre, incendi dolosi sono all’ordine del giorno per trovare terreno fertile su cui far pascolare il bestiame. Se questo trend continua, tra 20 anni il 40% dell’Amazzonia scomparirà. E come accennato in precedenza, non è un problema che riguarda solo gli indios, ma tutto il mondo.
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Pubblicato il 31/10/2020 da KoreanWorld.it
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