


In More Than Family la giovane To-il (Krystal) rimane incinta dopo aver fatto sesso con l’ancor più giovane Ho-hoon (Shin Jae-hwi). Sua madre Seon-myeong (Jang Hye-jin) e il patrigno Tae-hyo (Choi Deok-moon) lo vengono a sapere solo cinque mesi dopo, quando è ormai troppo tardi per abortire. Intenzionata a tenere il bambino, To-il riceve l’approvazione dei genitori di Ho-hoon (Nam Moon-chul e Kang Mal-geum), ma anche il disappunto dei suoi. Al fine di trovare un sostegno alla sua scelta e colmare un vuoto nella sua vita, parte per Daegu alla ricerca del padre biologico che non ha mai conosciuto (Lee Hae-young). Tuttavia l’incontro con il padre la disillude. Intanto riflette su quanto il patrigno l’abbia cresciuta cono amore, rispettando le sue scelte. Dopo essere tornata a casa scopre che Ho-hoon è scomparso, e insieme ai suoi genitori, biologici e non, si mette alla sua ricerca.

Titolo Originale
애비규환 (ae-bi-gyu-hwan)
Genere
Commedia
Regia e Sceneggiatura
Choi Ha-na
Interpreti
Krystal, Jang Hye-jin, Choi Deok-moon, Lee Hae-young, Kang Mal-geum, Nam Moon-chul, Shin Jae-hwi, Jang Haet-sal, Lee Jin-joo, Kim Mi-hyang, Kim Sam-il, Park Sae-byeok
Corea del Sud, 2019, 108′

La regista Choi Ha-na esordisce con una commedia familiare moderna in cui il lieto fine è LA presa di coscienza che bisogna cogliere il momento, consapevoli dell’imprevedibilità della vita.
E To-il arriva a questa presa di coscienza sbagliando, o meglio imparando che l’errore sia una componente intrinseca dell’esperienza. Il suo atteggiamento è sicuramente ingenuo come i genitori le fanno notare, ma anche, per sua stessa ammissione, curioso. La sua curiosità è più forte della paura, e la spinge a compiere un viaggio che le farà comprendere come il fallimento e il successo siano entrambe possibilità per cui vale la pena osare. Dopotutto anche la madre, per quanto provi rimorsi per un matrimonio fallito, sa che grazie a quell’errore ha incontrato sua figlia.
Ma More Than Family offre anche uno sguardo sul cambiamento del ruolo della famiglia nella Corea contemporanea.
Da una parte abbiamo la cultura confuciana che confonde l’amore con la lealtà e valuta il rapporto familiare in base alla linea di sangue. Mentre dall’altra abbiamo lo sdoganamento del divorzio (si divorzia perché si è infelici, non si è infelici perché si divorzia) e la dignità della genitorialità acquisita.
Ritrovare il padre biologico significa per To-il sapere da chi ha preso il suo carattere, conoscere se stessa. E la disillusione per un padre che l’ha abbandonata è inversamente proporzionale alla graduale constatazione che è innanzitutto figlia del padre che l’ha cresciuta. Fin dall’inizio infatti To-il e il patrigno parlano per proverbi cinesi, in una specie di codice morse che certifica il loro legame. Inoltre Tae-hyo è l’unico a comprendere la figlia nelle sue scelte, come quando, ancor prima di conoscerla, aveva fatto sì che To-il chiudesse con la danza, non proprio nelle sue corde.
Ma alla fine colei in cui To-il si riconosce non può che essere una madre che ha vissuto ciò che probabilmente anche lei si appresta a vivere. E non è un caso che sia proprio Seon-myeong ad accompagnare la figlia all’altare, sovvertendo simbolicamente un’altra convenzione di una cultura destinata a evolversi.
Pubblicato il 16/05/2021 da KoreanWorld.it
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