


In The Day I Died: Unclosed Case la detective Hyeon-soo (Kim Hye-soo) deve chiudere il caso del sospetto suicidio della giovane Se-jin (Roh Jeong-eui). Solo in questo modo può essere reintegrata nel corpo di polizia, dopo aver danneggiato un veicolo dell’arma ed essere stata accusata di adulterio dal marito con cui sta divorziando. Giunta sull’isola in cui Se-jin è scomparsa dopo aver lasciato una nota inequivocabile sulle sue intenzioni suicide, Hyeon-soo indaga raccogliendo le testimonianze della gente del luogo. Scopre così che la ragazza è entrata nel programma di protezione testimoni dopo aver collaborato con la giustizia denunciando i crimini del padre. Relegata sull’isola, Se-jin è destinata a una vita di solitudine e prigionia che giustifica la sua scelta, nonostante il suo corpo non si trovi. Hyen-soo, ad ogni modo, non accetta che la ragazza si sia arresa e cerca le prove che dimostrino il contrario.

Titolo Originale
내가 죽던 날 (nae-ga juk-deon nal)
Genere
Drammatico
Regia e Sceneggiatura
Park Ji-wan
Interpreti
Kim Hye-soo, Lee Jung-eun, Roh Jeong-eui, Kim Sun-young, Lee Sang-yeob, Moon Jung-hee, Kim Jung-young, Jo Han-chul, Kim Tae-hoon, Im Sung-jae, Kang Yeon-jung, Kang Shin-chul
Corea del Sud, 2019, 116′

Esordio di Park Ji-wan, con il quale la regista ha vinto il premio per la Migliore Sceneggiatura ai cinquantasettesimi Baeksang Arts Awards, The Day I Died: Unclosed Case è un giallo tormentato.
La sofferenza fisica e psicologica è tutta sulle spalle (non solo in senso figurato) di Hyeon-soo, appena riabilitatasi da un incidente che le aveva paralizzato il braccio. All’incidente, per il quale viene deferita alla commissione disciplinare, si aggiungono le maldicenze sul suo conto da parte di un marito fedifrago. Il caso che le viene assegnato diventa così non solo funzionale al suo reintegro nelle forze di polizia, ma anche un’occasione per dimenticare le amarezze tramite il lavoro. Inoltre, più indaga nel passato di Se-jin, più prova empatia per la povera ragazza, a cui si sente legata da un destino comune. Entrambe infatti hanno una cicatrice sul braccio che marchia i loro rispettivi traumi.
Pur brancolando nel buio, Hyeon-soo comprende gli atteggiamenti di Se-jin, poiché anche lei s’imbottisce di sonniferi pur di dormire, e si sveglia di soprassalto in preda agli incubi. Ciò che non comprende e che la fa adirare però, è non trovare prove che avvalorino la sua convinzione che Se-jin abbia lottato per sopravvivere. Motivo per il quale, si presenta dal marito giurandogli battaglia nella causa di divorzio, al fine di lasciare, almeno lei, la prova di aver lottato.
Il tocco femminile della regista si nota non solo nella caratterizzazione negativa dei personaggi maschili, assenti o presenti che siano, ma soprattutto nella presentazione di personaggi femminili assai diversi tra loro. Se il capo della Polizia interpretato da Kim Jung-young suggerisce soluzioni pragmatiche e opportuniste, la moglie di Suncheon (Lee Jung-eun) si mostra solidale. Con poche parole, laconiche quanto il suo mutismo, ella protegge la sua ospite invitandola ad uscire dalla prigione a cui si sta abituando. Solo con l’autosufficienza e l’autodeterminazione quest’ultima può salvare se stessa e vivere libera da ogni tormento, come Hyen-soo.
Pubblicato il 06/07/2021 da KoreanWorld.it
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