


In The Recon, la tenente Im So-yeon (Do Eun-bi) indaga sul suicidio del sergente Han Min-seob (Kim Gwang-bae), morto in circostanze sospette. Durante le indagini Im ha una colluttazione con il colonnello Baek Yeong-cheol (Song Young-kyu). Subito dopo, il suo cadavere viene rinvenuto in stanza con un colpo d’arma da fuoco alla testa. Sebbene un soldato abbia assistito all’aggressione di Baek nei confronti di Im, il caso viene archiviato come un suicidio. Intanto il capitano Kang Seong-goo (Song Chang-eui), dopo aver appreso della morte di Im, cerca di fare chiarezza su entrambi i suicidi. E il colonnello Baek ordina al terzo plotone, di cui faceva parte il sergente Han, di acciuffare un disertore che cerca di oltrepassare la DMZ.

Titolo Originale
수색자 (su-saek-ja)
Genere
Thriller
Regia e Sceneggiatura
Kim Min-seop
Interpreti
Song Chang-eui, Song Young-kyu, Lee Hyun-kyun, Jang Hae-song, Do Eun-bi, Kim Chul-yoon, Kim Ji-woong, Kim Young-jae, Kim Gwang-bae, Park Sang-won, Jang Won-seok, Jeong Chan-woo
Corea del Sud, 2021, 110′

Thriller investigativo in ambiente militare, The Recon si concentra su troppi personaggi difficili da distinguere tra di loro e soffre di un epilogo interminabile.
Già l’abbigliamento in tuta mimetica annulla le differenze. In più il regista ha la pessima idea di scegliere per i molteplici personaggi messi in scena, nomi simili o pressoché identici. Abbiamo ad esempio un Seong-goo, un Seong-hoon e un Seong-ho, come anche un Sang-tae e un Song Tae-hoon. Tutti personaggi determinanti poi ai fini dello sviluppo della trama.
Facile quindi indurre una visione distratta, che preferisce magari concentrarsi sui meccanismi narrativi, piuttosto che sull’identificazione dei personaggi, per quanto importanti siano. Tuttavia anche i misteri e i colpi di scena si susseguono senza soluzione di continuità. E per una buona mezz’ora si prosegue un film già concluso, con sorprese e rivelazioni che aggiungono solo ulteriore e superfluo minutaggio.
Ne esce fuori un thriller sulla ricerca della verità in un ambiente chiuso come quello militare, dove la ragion di Stato diventa una scusa per nascondere problematicità interne. Non a caso si cita l’affaire Dreyfuss. Come in quest’ultimo infatti, c’è sempre un nemico di comodo esterno (l’antisemitismo per Dreyfuss, la Corea del Nord per lo Stato Maggiore sudcoreano) a fornire capri espiatori a un sistema che non può permettersi di mostrare il fianco.
Pubblicato il 02/09/2022 da KoreanWorld.it
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