


In Hunt, il capo dell’unità domestica della KCIA Park Pyeong-ho (Lee Jung-jae) e quello dell’unità estera Kim Jeong-do (Jung Woo-sung) sventano un attentato contro il Presidente. Successivamente, il direttore della KCIA Kang (Song Young-chang) ordina ai due di smascherare Donglim, la spia nordcoreana che ha ordito l’attentato. Dopo aver arrestato e torturato il professore Sin Gi-cheol (Kim Hak-sun), sospettato di essere Donglim, Park e Kim scoprono che in realtà la spia è all’interno della KCIA. In seguito alla morte dell’alto ufficiale nordcoreano Pyo Dong-ho (Jung Jae-sung), disposto a disertare e a smascherare Donglim, il nuovo direttore della KCIA Ahn (Kim Jong-soo) ordina ai due sottoposti di scovare la talpa, ognuno nelle fila dell’altro. Inizia così una caccia alla spia in cui Kim arresta Jo Yoo-jeong (Go Yoon-jung), la protetta di Park, e quest’ultimo tortura Choi (Yoo Jae-myung), ex compagno d’armi di Kim.

Titolo Originale
헌트 (heon-teu)
Genere
Azione, Spionaggio
Regia
Lee Jung-jae
Sceneggiatura
Jo Seung-hee, Lee Jung-jae
Interpreti
Lee Jung-jae, Jung Woo-sung, Jeon Hye-jin, Heo Sung-tae, Go Yoon-jung, Kim Jong-soo, Jung Man-sik, Im Hyeong-gook, Jung Kyung-soon, Hwang Jung-min, Lee Sung-min, Yoo Jae-myung
Corea del Sud, 2022, 125′

HUNT è uno spy movie intricato e intrigante, dalla buona sceneggiatura, benché ipertrofica di eventi e personaggi.
A 24 anni di distanza da City of the Rising Sun, i due amici di lunga data Lee Jung-jae e Jung Woo-sung tornano a recitare insieme in un progetto ambizioso, che si prefigge di coniugare l’action a un’impalcatura narrativa più dignitosa del solito (ad esempio, Steel Rain 2 : Summit).
Il soggetto della lotta sotterranea tra le due Coree, seppur già trasposto in mille salse, in Hunt trova uno sviluppo affatto prevedibile e superficiale. Innanzitutto a colpire è la struttura per cui entrambi i protagonisti partono da opposti presupposti per poi giungere ognuno alle conclusioni dell’altro. L’effetto è che per quanto si congetturi sulla vera identità di Donglim e si cada nel depistaggio, ciò passi in secondo piano rispetto a una visione d’insieme più complessa.
Sì, perché il nemico non è uno solo e coinvolge tutti. Ovviamente a minare la pace vi è la Corea del Nord con la sua rete di automi irreggimentati. Ma anche gli Stati Uniti giocano la loro parte, sostenendo una dittatura (quella di Chun Doo-hwan) per la salvaguardia dei propri interessi geopolitici sul Pacifico. A farne le spese è una popolazione sudcoreana, come quella degli anni 80, in cui il movimento di democratizzazione viene represso nel sangue.
A rendere ancor più interessante la visione è la ricchezza di sfumature con cui vengono descritti i personaggi.
Mai completamente innocenti o colpevoli, essi nascondono segreti, anche malcelati, ma funzionali a un epilogo cinico, per quanto ipoteticamente consolatorio (il destino di Jo Yoo-jeong). Tuttavia il susseguirsi di avvenimenti interpretati da una pletora di personaggi secondari, non sempre necessari, aggiunge troppa carne al fuoco. Si pensi ad esempio a cameo illustri e inutili come quello di Hwang Jung-min, che barattano una lettura più fluida della trama con l’effetto celebrità.
Ad ovviare alla confusione narrativa ci pensa la regia di Lee Jung-jae che, forte delle sue esperienze nel cinema di genere, regala nel suo esordio alla regia scene d’azione di sicuro impatto visivo.
Pubblicato il 02/10/2022 da KoreanWorld.it
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