


In un futuro prossimo distopico, Joon-seok (Lee Je-hoon) esce dal carcere dopo 3 anni e ritrova un mondo ormai al collasso finanziario e sociale. Ad accoglierlo alla sua uscita dal carcere ci sono i suoi amici di una vita Jang-ho (Ahn Jae-hong) e Gi-hoon (Choi Wooshik), anch’essi privi di una prospettiva futura a cui aggrapparsi, nonostante abbiano condotto una vita onesta. Al fine di fuggire dall’inferno della loro città per poter evadere in qualsiasi paradiso tropicale, i tre organizzano una rapina presso una bisca clandestina con l’aiuto di Sang-soo (Park Jung-min), un’inserviente della bisca che deve del denaro a Joon-seok. Ma qualcosa va storto.

Titolo Originale
사냥의 시간 (sa-nyang-eui si-gan)
Genere
Thriller
Regia e Sceneggiatura
Yoon Sung-hyun
Interpreti
Lee Je-hoon, Ahn Jae-hong,
Choi Wooshik, Park Jung-min,
Park Hae-soo, Lee Hang-na,
Jo Sung-ha, Seung Ee-yeol
Corea del Sud, 2018, 134′

Risoltasi la disputa legale tra la casa distributrice Little Big Pictures e Contents Panda, che deteneva i diritti di distribuzione all’estero del film prima che la pandemia da Covid-19 rendesse impossibile una distribuzione nelle sale, Time to Hunt, dopo essere stato presentato al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, approda finalmente su Netflix. Al secondo lungometraggio dopo l’ottimo esordio con Bleak Night, Yoon Sung hyun conferma il suo talento registico nel saper dirigere un buddy movie che sonda i disagi dei giovani sudcoreani, aggiungendo al genere una buona dose di thriller che, per quanto sia debitore del cinema hollywoodiano, lo rinvigorisce con una suspense incalzante. Protagonisti sono giovani disadattati che, in una società di cassintegrati oberata da un debito pubblico soffocante dove la valuta nazionale non ha più valore, non possono trovare il loro posto nel mondo comportandosi onestamente, e di conseguenza delinquono non per diventare ricchi, ma per vivere come esseri umani. Joon-seok vuole andare in un paradiso tropicale non per rimorchiare belle ragazze o prendere il sole dalla mattina alla sera, ma per gestire il negozio di biciclette che invece nel proprio paese è costretto a chiudere i battenti. A scombinare i piani di fuga dei quattro giovani c’è un sicario, simbolo del potere dello Stato colluso con il crimine organizzato (non a caso si chiama Han), vera e propria presenza semi-demoniaca che agisce in penombra e tallona i protagonisti costringendoli a combattere per il proprio futuro. Il film non lesina momenti che richiedono un grande sforzo di sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore. Non si capisce ad esempio perché un ferito d’arma da fuoco possa entrare in un ospedale semi-deserto senza che vengano allertate le forze di polizia, ma se si riesce a soprassedere a questi difetti ci si può lasciar rapire dal ritmo avvolgente del film. Da sottolineare l’ottima prova del quartetto di giovani attori protagonisti che, come il regista, fanno ben sperare per il futuro. Oltre a Ahn Jae-hong e Choi Wooshik (che ha di recente raggiunto la fama con Parasite), ritroviamo Lee Je-hoon, che possiamo tranquillamente definire attore feticcio di Yoon Sung hyun, e Park Jung-min, già protagonisti di Bleak Night insieme a Jo Sung-ha.
Pubblicato il 25/04/2020 da KoreanWorld.it
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