

In And There Was Light, Mo-in (Kang Gil-woo), nonostante ogni giorno tenti di togliersi la vita, fallisce nel suo proposito suicida poiché dimentica di farlo, a causa della demenza alcolica di cui è affetto. Un giorno Mo-in incontra Ga-young (Park Ga-young), una donna alcolizzata e tormentata dal suo ex. Incuriosita da Mo-in, Ga-young sfrutta le amnesie del ragazzo per presentarsi ogni giorno da lui con un nome diverso, convincendolo di essere la sua fidanzata. Poiché anche Mo-in manifesta la volontà di suicidarsi, i due decidono di farla finita, impiccandosi insieme sui monti Taebaek.

Titolo Originale
온 세상이 하얗다 (on se-sang-i ha-yangh-da)
Genere
Road Movie
Regia e Sceneggiatura
Kim Ji-seok
Interpreti
Kang Gil-woo, Park Ga-young, Kang Hyun-joong, Yoon Jung-wook, Sin Jeon-won, Lee Won-joon, Wang Bo-in, Im Seong-gyoo, Choi Min-yeong
Corea del Sud, 2020, 109′

And There Was Light di Kim Ji-seok è un road movie sospeso nelle amnesie del protagonista, che disorientano anche lo spettatore.
Pur essendoci qualche accenno di background, infatti, nulla è dato sapere sulle motivazioni che spingono il protagonista a togliersi la vita. E ogni visione onirica o allucinatoria di Mo-in, ed ogni sua esperienza, sono nuove per lui come lo sono per lo spettatore, che fatica a decifrarne il senso. Ciò nonostante egli ha la sensazione di aver ucciso qualcuno, e che il senso di colpa materializzi davanti a lui le sue vittime. Se poi la sua condizione lo porta ad accumulare debiti che non sa neanche di dover ripianare, è facile intuire che soffra un disagio profondo.
Tuttavia a rendere interdetti è più che altro il fatto che Mo-in ricordi ogni mattina di doversi suicidare, nonostante poi se ne dimentichi il giorno stesso. A differenza del protagonista di Memento, Mo-in non scrive al sé stesso del futuro per aggiornarlo. Scrive sì delle sue esperienze, ma solo verso la fine, a mò di lascito testamentario. Le analogie col film di Nolan non finiscono qui, visto che anche in And There Was Light vi è una donna che sfrutta la condizione del protagonista per manipolarlo.
Questa donna è Ga-young, anch’essa soggetto misterioso come Mo-in. Ha lavorato come intrattenitrice di night club, ha un’ex che la minaccia, ed è alcolizzata. Conduce di certo una vita dura, ma non c’è neanche la scusa dell’amnesia a giustificare la mancanza di solide basi che la spingano a compiere il suicidio.
A confondere ancora più la visione vi sono poi alcuni dettagli tra il supposto ironico e l’estemporaneo che Kim Ji-seok inserisce senza particolari direttrici.
Come ad esempio la coppia di presunti ladri che tenta di rubare l’auto ai due aspiranti suicidi, la visita imbarazzante dallo sciamano, il contesto futuristico politicamente utopico di una Corea riunificata, o i dialoghi sull’avidità della Cina che nessuno osa denunciare. Perfino l’ironico salvataggio nel finale lascia interdetti, soprattutto i protagonisti, per i quali anche suicidarsi diventa non importante, se niente lo è.
Al di là della scrittura ancora acerba del regista, c’è da sottolineare il suo senso dell’inquadratura, sempre ricercata, che testimonia un talento registico da dover aspettare.
Pubblicato il 23/12/2021 da KoreanWorld.it
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