


Il film inizia con la misteriosa morte di un fotoreporter di nome Kim Cheol-hun (Shin Seong-Il). Il veterano detective della polizia Park (Kim Seung-ho) e il suo giovane assistente (Kim Seong-ok) interrogano le persone che conoscevano Kim. La padrona dell’appartamento in cui Kim viveva, sua madre e sua sorella non offrono indizi concreti. Dopo aver trovato una lettera di Kim destinata allo scrittore Han Jeong-wu, gli ispettori incontrano Han, che parla loro del romanzo scritto da Kim, dal titolo “I Baffi del Generale”. Il romanzo racconta la storia di un grande Generale che libera una nazione. La gente, per omaggiare il Generale, si fa crescere i baffi come lui, ma il protagonista rifiuta di conformarsi alla massa e diventa un emarginato. Dopo aver parlato con Han, gli ispettori non trovano nulla di sospetto su di lui, e concentrano le loro indagini su Sin-hye (Yoon Jeong-hee), un’intrattenitrice che viveva insieme a Kim, e ascoltano i dettagli della loro vita. Secondo Sin-hye, Kim era un sognatore che non riusciva ad adattarsi alla società. Sin-hye si era innamorata della sua sensibilità romantica, ma col tempo si stufò e lo lasciò, poiché mentre Kim voleva rifugiarsi nel suo mondo di fantasia e condividere dolori e autocommiserazioni con Sin-hye, quest’ultima voleva vivere nel mondo reale e lasciarsi il dolore alle spalle, in cerca com’era di qualcuno che avesse la chiave per poter aprire la porta che teneva chiusa la sua voglia di vivere. La morte di Kim avvenne subito dopo. Gli ispettori brancolano nel buio, ma forse ad aver ucciso Kim è stata una carnefice su cui neanche un ispettore con la fama di arrestare perfino i fantasmi riesce a mettere le manette e portare a testimoniare.

“Un film che usò un nuovo linguaggio visivo per descrivere abilmente l’atmosfera sociale e la coscienza dell’uomo della Corea dei tardi anni 60 attraverso il racconto della quotidianità della vita” (Lee Young-il)
The General’s Mustache è stato definito “un capolavoro del Cinema Modernista Coreano ” (Yi Hyo-in). Al momento della sua uscita, raccolse il più alto successo di critica come film che “innalzò il livello dei film coreani” (Kim Jong-won) e segnò “l’apice del modo di fare Cinema in Corea.” Usando una struttura enigmatica che ricorda Quarto Potere, The General’s Mustache affronta un tema altamente concettuale: la solitudine e l’alienazione dell’uomo moderno. La sequenza d’apertura del film introduce la morte di Kim Cheol-hun, poi si inizia a ricercare il motivo dietro la sua morte attraverso l’indagine di due ispettori. In questo modo, The General’s Mustache si discosta dalla consueta narrazione basata sulla messa in scena degli eventi; piuttosto, struttura il racconto presentando prima la morte del personaggio principale e ricreando poi le possibili cause attraverso le testimonianze dei suoi conoscenti. Attraverso le loro storie, la ragione della morte di Kim inizia gradualmente a prendere forma. Come il protagonista del suo romanzo, Kim era un disadattato sociale che rifiutava di farsi “crescere i baffi” o che era incapace di farlo.
L’esplorazione di un tale soggetto, insieme alla forma insolita del film, suscitarono una grande sorpresa nell’industria del Cinema Coreano del tempo. The General’s Mustache venne riconosciuta come un’opera che rivoluzionò il modo di fare Cinema affrontando la coscienza umana attraverso un nuovo linguaggio cinematografico. L’utilizzo dell’animazione nel visualizzare la trama del romanzo di Kim è un tentativo particolarmente innovativo.
– Nonostante si prevedesse il fallimento commerciale a causa del suo contenuto insolito e concettuale, The General’s Mustache riuscì ad attirare un pubblico di 100,000 spettatori al botteghino.
– L’animazione utilizzata nella prima metà del film è opera di Shin Dong-hun, che diresse il primo film d’animazione coreano, A Story of Hong Gil-dong (Hong gil-dongjeon).
Tratto da Korean Film Archive

Titolo Originale
장군의 수염 (Janggun-ui suyeom)
Genere
Drammatico, Noir
Regia
Lee Seong-Ku
Sceneggiatura
Kim Seung-ok
Storia originale
Lee Eo-ryeong
Interpreti
Shin Seong-Il, Yoon Jeong-hee,
Kim Seung-Ho, Kim Seong-ok
Corea del Sud, 1968, 103′

Dal film A Muse (Eungyo), di Jung Ji-woo
Quando penso alle matite vedo un bambino che correva verso la scuola. Amava il suono del suo astuccio di latta che tintinnava dentro la sua cartella. Appena il bambino non poté più permettersi di andare a scuola, quel tintinnio cominciò a suonargli come un pianto. Così per me, le matite significano lacrime. Quando dici ‘Nonnino, per favore, tempera le mie matite’, in realtà sento questo: ‘Nonnino, per favore, asciuga le mie lacrime.’
[…]
Le matite mi fanno venire in mente la mamma. Quando ero bambina, soleva levigare i suoi talloni con il mio temperino, accovacciandosi. Non lo fa più. Adesso che lavora in un bagno pubblico l’umidità le fa male ai piedi, così deve usare un asciugacapelli. Non so cosa sia peggio. Ecco perché penso che il temperino sia triste.
Dal film The General’s Mustache, di Lee Seong-Ku
Smettila di fare quel rumore! Per favore, smettila di tagliarti le unghie dei piedi. Che hai? Sei annoiata, Sin-hye? Ascolti la pioggia e ti tagli le unghie dei piedi.[…] La gente si taglia le unghie dei piedi come se stesse temperando una matita. E quel suono mi fa penare.
Per gentile concessione del Korean Film Archive, è possibile vedere il film con i sottotitoli in italiano di KoreanWorld. Buona Visione!
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Pubblicato il 26/04/2020 da KoreanWorld.it
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