

In Dust and Ashes Park Hae-soo (Ahn So-yo) è una venticinquenne che si guadagna da vivere come operaia e lavapiatti. Dopo aver finito di lavorare, Hae-soo torna a casa, nel suo quartiere oggetto di riqualificazione urbana, ma si ferma davanti alla porta. Chiama un numero che non risponde e alla fine entra in casa. Si lava dopo aver fatto scorrere l’acqua per depurarla dalla ruggine, e il mattino dopo si reca da un medico per farsi redigere dei certificati per la madre. Ma cosa nasconde Hae-soo nei suoi silenzi?

Titolo Originale
축복의 집 (Chugbogui Jib)
Genere
Drammatico
Regia e Sceneggiatura
Park Hee Kwon
Interpreti
Ahn So-yo, Lee Kang-ji, Kim Jae-rok, Lee Jung-eun
Corea del Sud, 2019, 79′

Dust and Ashes, esordio alla regia dello sceneggiatore Park Hee Kwon, segue con occhio cinico la disperazione soffocata dalla polvere e dalle ceneri di una società in macerie.
La mascherina per Hae-soo non è solo uno strumento per proteggersi dalle polveri sottili. Simboleggia soprattutto il suo mutismo, che è a sua volta l’emblema di un’impossibilità di comunicare con gli altri, se non alle loro condizioni. Vittima di strozzini che hanno indotto la madre al suicidio, Hae-soo può reagire solo truffando. E non lo fa tanto per tornaconto personale, ma per saldare servizi offerti da poliziotti corrotti e debiti che la madre ha contratto con usurai.
L’unico con cui può parlare e sfogarsi è il fratello. Mentre il resto del mondo è popolato da individui cinici e formali. Come ad esempio l’agente assicurativa, che per deformazione professionale tende a diffidare. O come l’agente di polizia, che non si fa scrupoli ad approfittarsi del dramma di una figlia in lutto. Ma è tutta la società ad essere avvolta da un distacco insensibile. Tanto che tutto il processo che va dal funerale al taglio della carta d’identità della madre è governato da dinamiche asettiche e meccaniche, su cui, non a caso, la regia indugia particolarmente. L’ostinarsi a scavare una buca per seppellire l’urna della madre acquista in questo contesto la valenza di un volersi riappropriare di una dimensione più umana, di un lutto fino a quel momento soffocato da dinamiche che non lasciano spazio per elaborarlo.
È una società desolante quella descritta in Dust and Ashes, in cui famiglie disagiate, con notifiche di sfratto, vivono in abitazioni fatiscenti di quartieri oggetto di riqualificazione urbana. Come dice il poliziotto, le persone sono di proprietà dello Stato dalla culla alla tomba. Si alienano in lavori degradanti pur di tirare a campare e far funzionare un meccanismo che li restituisce a se stessi solo quando ormai non servono più.
Pubblicato il 24/12/2021 da KoreanWorld.it
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