








In Man of Men Yeong-gi (Cho Jin-woong) è un gangster che si è appropriato indebitamente dei fondi del capo per cui lavora (Heo Joon-ho), per investirli nel mercato azionario. Dopo aver scatenato una rissa nel night club che gestisce, Yeong-gi viene arrestato e condannato a prestare servizio sociale. Il suo compito è quello di assistere Jang-soo (Sol Kyung-gu), un ex procuratore molto affermato, paralizzato in seguito a un incidente. A Jang-su rimangono pochi mesi di vita prima che i suoi polmoni collassino. Nel frattempo deve decidere a chi cedere il suo studio legale e la sua cospicua eredità.
Al fine di non avere rimorsi, Jang-su compila una lista di cose che desidera fare prima di morire, e chiede a Yeong-gi di aiutarlo a realizzarle. Per convincerlo, Jang-su gli promette in cambio il premio della sua assicurazione sulla vita. Yeong-gi non può che accettare, soprattutto dopo aver perso i soldi del capo a causa del fallimento del suo investimento. Più passano il tempo insieme e più i due si affezionano l’uno all’altro.



Titolo Originale
퍼펙트 맨 (peo-pek-teu maen)
Genere
Commedia, Drammatico
Regia e Sceneggiatura
Yong Soo
Interpreti
Sol Kyung-gu, Cho Jin-woong, Heo Joon-ho, Jin Seon-kyu, Kim Sa-rang, Ji Seung-hyun, Lee Ho-cheol, Yoon Sang-hwa, Kim Jun, So Hee-jung, Kim Min-seok, Park Jin-woo, Lee Ju-won
Corea del Sud, 2018, 116′



Man of Men, opera prima di Yong Soo, ha come protagonisti due personaggi agli antipodi che si completano a vicenda, sia sul piano utilitaristico che umano.
È ovvio che ci sia prima di tutto un rapporto di reciproca convenienza tra i due. Ma Yeong-gi rappresenta per Jang-soo soprattutto ciò che vorrebbe essere ma non può. Motivo per il quale Jang-soo reagisce con un sorriso ad ogni comportamento non ortodosso di Yeong-gi, anziché rimproverarlo. Inoltre, con le sue parole semplici ma efficaci (quando si muore, non resta altro che un corpo morto), Yeong-gi fa realizzare a Jang-soo che c’è qualcosa di più importante del suo studio legale da sistemare.
Anche Yeong-gi simpatizza con il suo benefattore, a cui invidia di certo il denaro, ma che si dimostra essere altresì un ottimo ascoltatore dei suoi drammi personali, legati a un’infanzia tormentata.
L’alchimia tra i due personaggi dà vita così a una commedia drammatica in cui ognuno gioca con l’altro mettendolo in imbarazzo, e ognuno aiuta l’altro a riappacificarsi col proprio passato.
Da quest’ultimo punto di vista Man of Men offre anche un approccio anticonvenzionale e per nulla consolatorio sul tema del perdono. Sia Yeong-gi che Jang-soo infatti non possono né darlo, né riceverlo. Il primo può solo gridare al cielo in un messaggio rivolto più a se stesso che alla madre. Mentre il secondo si trova nella situazione di non poter ricevere il perdono da parte di chi a sua volta non può riceverlo da lui. E non perché non siano disposti a perdonarsi a vicenda, ma perché è il perdono stesso a non avere più senso, e perché loro sono i primi a non riuscire a perdonare se stessi.
Purtroppo il film mostra anche molti punti deboli.
Rimane ad esempio in sospeso il destino dello studio legale. Inoltre, il personaggio interpretato da Heo Joon-ho, il capo spietato, finisce per mostrare una contraddittoria benevolenza verso colui che l’ha derubato. Non si capisce poi perché Jang-soo non elargisca direttamente a Yeong-gi la somma che gli serve, invece di costringerlo a tentare di ucciderlo pur di ottenerla tramite il premio assicurativo. E infine la chiusura è affidata a una tanto misteriosa quanto inutile telefonata.
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Pubblicato il 14/06/2021 da KoreanWorld.it
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