


In Moving On, la giovane Ok-joo (Choi Jung-woon) si trasferisce col padre (Yang Heung-joo) e il fratello minore Dong-joo (Park Seung-joon) a casa del nonno (Kim Sang-dong). L’anziano ha appena avuto un ictus e ha bisogno di assistenza. Anche la zia (Park Hyun-young), in rotta col marito, viene a stare da loro. La sua presenza sopperisce alla figura materna che manca a Ok-joo, dopo che la madre si è allontanata da lei in seguito al divorzio col padre. La momentanea riunione familiare della durata di una vacanza estiva metterà tre generazioni a confronto.

Titolo Originale
남매의 여름밤 (nam-mae-eui yeo-reum-bam)
Genere
Drammatico
Regia e Sceneggiatura
Yoon Dan-bi
Interpreti
Choi Jung-woon, Yang Heung-joo, Park Hyun-young, Park Seung-joon, Kim Sang-dong, Kim An-na
Corea del Sud, 2019, 104′

Moving On, ovvero andare avanti, voltare pagina. È quello che cerca di fare Ok-joo (Choi Jung-woon), la protagonista del film d’esordio di Yoon Dan-bi, che ha molto in comune con le esperienze adolescenziali della regista.
Abbandonata dalla madre, Ok-joo deve dire addio anche alla casa che finora ha abitato. Ma la nuova sistemazione si rivela essere, anche se per un periodo effimero della sua vita, una casa nel senso più ampio del termine.
Come in Parasite di Bong Joon-ho, la vecchia villa a due piani del nonno diventa, per stessa ammissione della regista, un sesto personaggio. Non solo è uno scrigno dei ricordi da (ri)scoprire, ma è soprattutto un ambiente con un’identità legata al suo proprietario. Costruita in anni in cui le famiglie erano riunite tutte sotto uno stesso tetto, ora funge da rifugio per due figli che hanno subito lo scacco dalla vita moderna, e per due nipoti in cerca di punti di riferimento.
La canzone Mirion (Rimpianto) di Shin Joong Hyun, grande successo degli anni 70, viene riproposta più volte all’interno del film dai vari interpreti che l’hanno cantata nel corso degli anni.
E in una delle scene più intime, essa aleggia nella casa con la sua carica nostalgica. Al sentirla, Ok-joo comincia a vedere il nonno sotto un’altra ottica. L’anziano non è più un mezzo per ricevere favori, ma è il suo retaggio. Motivo per il quale la ragazza si scontra con il padre sulla decisione di vendere la casa e di mandarlo in un ospizio a sua insaputa. Ma è proprio il padre a ricordarle di essere lei la prima ad avergli nascosto il furto delle scarpe che commercia.
Non di soli circoli viziosi è permeato il film. A ripetersi di generazione in generazione sono anche scherzi o nostalgie, talmente inabissati nella memoria da confondersi coi sogni.
Pur non essendo “cinico” come lo Still Walking di Hirokazu Kore-eda, né epocale come Yi Yi di Edward Yang o come i film sulla famiglia di Hou Hsiao-hsien, il racconto quieto e senza grandi sussulti di Yoon Dan-bi è una storia familiare universale in cui tutti si possono riconoscere. In Moving On non accade nulla di diverso da ciò che è capitato a chiunque, da ciò che ha perso chiunque, dall’orto del nonno, alla macchina da cucire della nonna. E a ricordare chi siamo (stati) basta sfogliare l’album di fotografie di famiglia.
Pubblicato il 09/11/2020 da KoreanWorld.it
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