


In My Name, la diciassettenne Yoon Ji-woo (Han So-hee) abbandona gli studi dopo aver reagito agli atti di bullismo delle sue compagne di classe. Queste ultime le ricordano di essere la figlia di un trafficante di droga. Infatti suo padre, Dong-hoon (Yoon Kyung-ho), lavora per l’organizzazione criminale Dongcheon, capeggiata dal signore della droga Choi Moo-jin (Park Hee-soon). Dopo aver assistito all’omicidio del padre per mano di uno sconosciuto, Ji-woo intende vendicarsi chiedendo aiuto a Moo-jin. Costui le rivela che l’arma del delitto appartiene alla polizia. Ji-woo decide così di addestrarsi nella palestra affiliata all’organizzazione Dongcheon per diventare una lottatrice implacabile. Passano gli anni e Moo-jin infiltra Ji-woo nelle forze di polizia sotto il falso nome di Oh Hye-jin. In tal modo quest’ultima ha la possibilità di scoprire chi sia il poliziotto che ha ucciso il padre ed ottenere vendetta.

Titolo Originale
마이 네임 (ma-i ne-im)
Genere
Azione, Serie TV, Poliziesco
Regia
Kim Jin-min
Sceneggiatura
Kim Ba-da
Interpreti
Han So-hee, Park Hee-soon, Kim Sang-ho, Lee Hak-joo, Ahn Bo-hyun, Chang Ryul, Kim Yun-tae, Baek Joo-hee, Kim Byung-chul, Lee Suk, Moon Sang-min, Ahn Seong-bong, Yoon Kyung-ho
Corea del Sud, 2021, 8 episodi

Serie revenge che deve molto a The Villainess di Jung Byung-gil, My Name si pregia di risvolti anticonvenzionali, sebbene soffra di un epilogo prevedibile fin dall’inizio.
Appare infatti subito sospetto e maldestro che Moo-jin consegni l’arma del delitto nelle mani di Ji-woo. E il loro rapporto di mutua fiducia serve solo a cercare di depistare inutilmente da un finale già scritto. Ciò nonostante il tema della vendetta, abusato nei thriller, offre sviluppi interessanti.
Come in Seven infatti, il/la protagonista finisce per trovarsi davanti a un bivio esiziale. O vince la sfida contro l’antagonista consegnandolo alla giustizia, o diventa il mostro che costui vuole che diventi. Entrambi poi devono reagire alla morte improvvisa e scioccante dell’unica persona su cui possono contare. Ma mentre nel film di David Fincher la vendetta provoca delle conseguenze irreparabili che consumano l’anima del protagonista, in My Name Ji-woo diventa tutt’altro che un mostro. Sembra anzi trovare la pace che non ha mai avuto, una volta raggiunto il suo obiettivo. Siamo in entrambi casi, comunque, lontani dalla logica del bravo poliziotto che segue le regole del gioco per giungere a un finale moralista.
La figura di Moo-jin è probabilmente quella più interessante. Park Hee-soon lo interpreta degnamente, caratterizzandolo come un uomo terrorizzato dall’essere tradito e il cui motto è prevaricare per non essere prevaricati. Per lui solo il sangue può risolvere le controversie, e addestra Ji-woo, quasi desiderando la resa dei conti con la ragazza, piuttosto che per togliere di mezzo Cha Ki-ho (Kim Sang-ho).
Altro fattore di sicura presa in My Name è l’azione. Kim Jin-min allestisce combattimenti all’arma bianca ben coreografati e con qualche intuizione registica insolita per un prodotto televisivo. Mentre Han So-hee dà vita a un’eroina umana per quanto implacabile, che sa colpire ma anche incassare.
Pubblicato il 09/12/2021 da KoreanWorld.it
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