


Il capitano dei Marine Han Jeong-seok (Gang Dong-won) sta accompagnando in auto sua sorella, il cognato e il nipote per farli salire su una nave che sta per lasciare la Corea del Sud, sconvolta da un epidemia di zombie. Lungo la strada incontra una famiglia disperata che ha bisogno di un passaggio, ma Jeon-seok ignora le loro suppliche per timore che possano contagiarli e prosegue spedito verso la nave. Saliti a bordo, un soggetto infetto si tramuta in uno zombie e contagia il resto dei passeggeri, incluso il nipote di Jeong-seok. Sconvolta, la sorella del Marine non riesce ad abbandonare il figlio e Jeon-seok chiude la porta della cabina, impedendo a suo cognato Cheol-min (Kim Do-yoon) di entrare e salvare la moglie.
Quattro anni dopo, Jeong-seok e suo cognato si trovano ad Hong Kong e vengono ingaggiati da un boss della malavita per ritornare insieme a due loro connazionali ad Incheon, in una penisola ormai in quarantena, al fine di recuperare una grossa somma di denaro all’interno di un camion abbandonato. Sbarcati ad Incheon, i quattro trovano il camion e il denaro, ma anche zombie sensibili alle luci e ai rumori, pronti ad aggredirli e sopravvissuti ormai privi di senno, ancor più pericolosi.

Titolo Originale
반도 (ban-do)
Genere
Azione, Melodramma,
Horror, Catastrofico
Regia
Yeon Sang-ho
Sceneggiatura
Ryoo Yong-jae, Yeon Sang-ho
Interpreti
Gang Dong-won, Lee Jung-hyun,
Lee Re, Kwon Hae-hyo,
Kim Min-jae, Koo Kyo-hwan,
Kim Do-yoon, Lee Ye-won,
Kim Gyoo-baek, Hwang Yeon-hee,
Jang So-yeon, Moon Woo-jin,
Cha Si-won, Kim Tae-joon
Corea del Sud, 2020, 116′

Campione di incassi estivo a livello mondiale (finora ha strappato biglietti per un valore di $48 milioni in 15 paesi) in un ambiente cinematografico globale fortemente danneggiato dalla pandemia di Covid 19, l’attesissimo sequel di Train to Busan di Yeon Sang-ho non delude le aspettative di un pubblico in cerca di uno svago catartico dopo una vera pandemia e una conseguente vera quarantena, seguendo i canoni del cinema d’intrattenimento hollywoodiano, ma non si spinge oltre, lasciando un senso di occasione sprecata. Eppure gli spunti, anche di strettissima attualità, non mancano, come il rifiuto dei paesi confinanti ad ospitare i profughi di una nazione infetta, ma vengono trattati marginalmente al solo servizio di una sceneggiatura che macini azione e melodramma. Come marginali sono gli zombie, sempre più epiletticamente snyderiani e parte del corredo scenografico, piuttosto che fulcro dell’impianto narrativo.
Il fulcro della storia è invece l'(in)azione di Jeong-seok (Gang Dong-won), tormentato dal doppio senso di colpa per aver compiuto scelte “razionali” senza aver nemmeno provato ad aiutare gli altri rischiando la propria vita. Ad accompagnare il processo di redenzione del protagonista vi è la stessa famiglia a cui non aveva prestato soccorso, in cui il più anziano (Kwon Hae-hyo) si scusa verso le sue nipoti (le generazioni future) per averle dato in eredità un inferno, e queste rispondono resilienti che in fondo non si sta così male, perfino in una lotta per la sopravvivenza, finché si ha una famiglia su cui poter contare.
I villain di turno sono ambivalenti seppur entrambi folli a causa dell’eterna quarantena. Se Kim Min-jae interpreta un macchiettistico Sergente che sopravvive dando sfogo ai suoi istinti peggiori, il personaggio di Koo Kyo-hwan è sul punto di suicidarsi non trovando più il senso per cui vivere, finché non arriva l’occasione di poter evadere.
Ma la vera protagonista di Peninsula, come detto all’inizio, è l’azione. Al di là dei combattimenti tra zombie e umani nell’arena, a rubare la scena per una buona parte del film sono gli inseguimenti su strada. Se il palcoscenico dell’azione in Train To Busan era un treno in corsa colmo di zombie, nel sequel quasi tutto si svolge su auto e mezzi pesanti che investono zombie come fossero birilli, e alla giovane Lee Re di Hope (e in miniatura all’ancor più giovane Lee Ye-won) spetta il compito di impressionare con umorismo e disinvoltura guidando come una pilota professionista. Il montaggio frenetico di Yang jin-mo fa il resto.
E dopo tanta azione, l’immancabile melodramma finale caricato sulle spalle, o per meglio dire, sulla gamba, di Lee Jung-hyun, che chiude fiaccamente questo terzo capitolo dell’universo zombesco partorito da Yeon Sang-ho nel 2015 con il film d’animazione Seoul Station. In attesa di un quarto capitolo possibilmente migliore, Yeon è in procinto di dar vita alla sua Serie TV Originale Netflix dal titolo Hellbound con l’occasione di dimostrare di non riposare sugli allori.
Pubblicato il 28/08/2020 da KoreanWorld.it
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