


Un dipinto dal titolo The Shaman Sorceress nasconde la storia della sua pittrice, una ragazza muta di nome Nang-Yi. Sua madre, Mo-hwa, era diventata la sciamana di un villaggio di Gyeongju dopo essere stata posseduta da uno spirito. Mentre suo fratello maggiore Wook-yi era stato mandato dalla madre a studiare in un tempio buddista. Una volta cresciuto e andatosene via dal tempio, Wook-yi entra in contatto con la comunità cattolica e si converte al cristianesimo. Tornato dalla madre, Wook-yi le predica i dettami della sua religione, ma Mo-hwa è una sciamana fedele alle sue divinità. Lo scontro tra madre e figlio sul tema della religione conduce la loro famiglia a un epilogo tragico.

Titolo Originale
무녀도 (mu-nyeo-do)
Genere
Animazione, Musicale
Regia e Sceneggiatura
Ahn Jae-huun
Voci
Sonya, Kim Da-hyun, Jang Won-young, Ahn Jung-ah, Darcy Paquet, Michael Hurt, Kwon Oh-jung, Jeong Min-yeong, Gong Sang-ah, Park Jong-sang, Mi So-yoon, Park Ji-min, Lee Eun-joo
Corea del Sud, 2018, 86′

Tratto da una breve storia di Kim Dong-ni pubblicata su Joongang nel maggio del 1936, The Shaman Sorceress è un musical d’animazione che racconta lo scontro tra religioni in seno a una famiglia.
Non è solo l’introduzione del cattolicesimo a sconvolgere usi e costumi tradizionali e autoctoni. È la stessa voce narrante, il rampollo di una famiglia altolocata, a testimoniare i cambiamenti apportati dalla modernizzazione. Se il nonno acquistava opere d’arte e manufatti, con il declino del sistema feudale, il padre è poi costretto a venderle. Una povertà economica la loro, che si traduce anche in un impoverimento culturale, visto che il nonno non può più circondarsi di artisti e poeti.
Ma non rinuncia all’accogliere nella sua dimora Nang-Yi, una povera artista sordomuta che, come la cantante di Pansori di Im Kwon-taek, trae ispirazione dalla propria sofferenza. Al doppio abbandono del fratello si aggiunge quello della madre, e ogni volta Nang-Yi somatizza il suo dolore in una disabilità che la stimola ad esprimersi con l’arte. Arte che si riflette sull’intera pellicola, che il regista Ahn Jae-huun adorna di sequenze canore e musicali, danze rituali e carachter design stilizzati e minimali.
Nonostante Mo-hwa sia una donna intraprendente che riesce a superare la difficoltà di aver avuto due figli da due padri diversi, cade vittima dell’alcolismo e di una crisi mistica che la convince a diventare una sciamana. Tuttavia il suo ruolo è funzionale e benefico all’interno della comunità. Ma entra in crisi non appena il figlio cerca di indottrinarla a un culto estraneo, e per questo demoniaco. Per quanto Mo-hwa reagisca in preda alla pazzia, è ad ogni modo Wook-yi ad essere guidato da una fede cieca e irragionevole. Come i missionari, che pretendono di evangelizzare culture che hanno fedi già radicate nella propria cultura, Wook-yi predica il suo credo come un automa. Non sente ragioni e non cerca un dialogo. Prova affetto solo per il suo Dio e lascia alla madre e alla sorella solo indifferenza.
Il film è stato premiato l’anno scorso nella sezione Contrechamp al Festival Internazionale del Cinema d’Animazione di Annecy.
Pubblicato il 04/12/2021 da KoreanWorld.it
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