


SF8 è una serie antologica e fantascientifica che consta di 8 episodi.
Si inizia con il drammatico “The Prayer” di Min Gyoo-dong, in cui Ho-joon (Lee Yoo-young), una badante androide con le stesse sembianze della figlia della paziente di cui si occupa, discute di scelte etiche sul fine vita con una suora (Ye Soo-jung).
Segue poi il thriller “Manxin” di Roh Deok. In questo secondo episodio, Seon-ho (Lee Yeon-hee) vuole porre fine ad un’app che prevede il futuro con precisione quasi assoluta.
Successivamente è il turno del coming of age “Joan’s Galaxy” di Lee Yoon-jeong. In un futuro inquinato dalle polveri sottili, solo chi è vaccinato fin dalla nascita può sperare di vivere fino a 100 anni. Altri, non vaccinati, come EO (Choi Sung-eun) e Joan (Kim Bo-ra), devono indossare una tuta purificatrice per poter sopravvivere fino all’età adulta.
Con “Blink” Han Ka-ram dirige l’episodio più action, sulle spalle di una Lee Si-young detective, che indaga su un caso tramite il supporto di un partner virtuale (Ha Joon).
Commedia distopica è invece “Baby It’s Over Outside” di Ahn Gook-jin. Mentre un asteroide sta per distruggere il pianeta, il neopoliziotto Nam-woo (Lee David) arresta la ricercata Hye-hwa (Shin Eun-soo). Ma quest’ultima in realtà sta ricercando superuomini che siano in grado di salvare l’umanità dalla catastrofe imminente.
Ogni episodio di SF8 declina quindi il genere fantascientifico attraverso sottogeneri tra i più disparati.
E non può mancare di certo l’horror, che fa capolino in “White Crow” di Jang Cheol-soo. In questo episodio Ahn Hee-yeon veste i panni di una streamer alle prese con un gioco che la sfida a confrontarsi con un suo trauma.
C’è anche spazio per il romanticismo, con “Love Virtually” di Oh Ki-hwan. Min-joon (Choi Si-won) e Jin-won (UEE) hanno cambiato entrambi i propri volti tramite la chirurgia estetica. Eppure s’incontrano e si corteggiano in un mondo virtuale assumendo le loro originali fattezze. Quando sono sul punto di consumare il loro amore, l’app tramite la quale sono connessi va in crash. Devono dunque decidere se incontrarsi nella realtà, col rischio di deludere ognuno le aspettative del partner.
Infine Kim Ui-seok dirige con “Empty Body” l’episodio dal taglio più autoriale e drammatico. La morte del figlio induce Hye-ra (Moon So-ri) a donargli una seconda vita con l’aiuto di un’intelligenza artificiale. Quest’ultima però sopprime la coscienza del figlio, impadronendosi completamente del corpo.

Titolo Originale
에스 에프 에잇 (e-seu e-peu e-it)
Genere
Serie TV, Fantascienza
Regia
Ahn Gook-jin, Han Ka-ram, Jang Cheol-soo, Kim Ui-seok, Lee Yoon-jeong, Min Gyoo-dong, Oh Ki-hwan, Roh Deok
Sceneggiatura
Han Boon-wi, Kang San, Kang Sun-joo, Kim Ji-hee, Kim Ui-seok, Lee Han-na, Lee Yoon-jeong, Moon Joo-hee
Interpreti
Lee Yoo-young, Ye Soo-jung, Lee Si-young, Ha Joon, Kim Bo-ra, Choi Sung-eun, Lee Yeon-hee, Lee Dong-hwi, Ahn Hee-yeon, Choi Si-won, UEE, Lee David, Shin Eun-soo, Moon So-ri
Corea del Sud, 2021, 8 episodi

SF8 è una sorta di Black Mirror in salsa coreana, che affida a diversi registi il compito di ipotizzare svariati scenari distopici, dovuti a catastrofi naturali e artificiali e ai misteri che si celano dietro una tecnologia sempre più pervasiva e invasiva.
In “The Prayer”, di cui Min Gyoo-dong ha diretto anche una versione più estesa, è di scena l’etica sul fine vita e su cosa sia da considerarsi vita, in un futuro in cui i confini tra esseri viventi e inanimati sono sempre più labili. L’androide interpretato da Lee Yoo-young è l’eccezione umanizzata rispetto allo standard distaccato, rappresentato dall’altra badante robotica con il volto di Yeom Hye-ran. A differenza di quest’ultima, Ho-joong sceglie di non eseguire il compito per cui è stata programmata. Compie un atto di eutanasia per salvare chi sta veramente soffrendo. E nel farlo suscita la contrarietà sia della persona salvata, privata dell’affetto più caro, sia dell’istituzione ecclesiastica. L’eccezionalità di Ho-joong impone comunque alla suora di considerarla come essere dotato di una propria coscienza, e per questo degno di misericordia, quando richiede di essere terminato per smettere di soffrire.
L’intelligenza artificiale è di scena anche in “Manxin”, in cui Roh Deok riflette sulle derive religiose e fideistiche a cui può portare un futuro affidato alle previsioni deterministiche di un algoritmo, piuttosto che alla fiducia in sé stessi e nel libero arbitrio.
“Joan’s Galaxy” è invece il primo dei due episodi, insieme a “Baby It’s Over Outside”, che si dispiega su uno scenario apocalittico. Se il primo è una storia d’amicizia, in cui EO dona a Joan l’ignoranza su una verità che l’avrebbe portata a non compiere le scelte che l’hanno formata, il secondo è una commedia apparentemente sentimentale, che però nel finale sconvolge i piani con un’ironia assai pungente ed efficace.
Con i restanti episodi di SF8 la tecnologia torna ad essere il fulcro dell’immaginario dei registi.
In “White Crow” le neurotecnologie stimolano l’emersione del rimosso dal subconscio. Mentre in “Love Actually” l’intelligenza artificiale applicata alla chirurgia estetica elimina l’individualità sull’altare di un canone di bellezza omologante. Solo in un ambiente virtuale i protagonisti possono riappropriarsi di sé stessi e amarsi per come sono.
L’intelligenza artificiale diventa ancor più invasiva in “Blink” ed “Empty Body”. Se nel primo, essa funge da guida tramite un supporto impiantato nel cervello, nel secondo arriva ad abitare completamente il corpo abbandonato dal suo proprietario. Da Cyborg, metà IO e metà AI, Yeong-in (Jang Yoo-sang) implora l’ospite cibernetico di ucciderlo, e quest’ultimo lo accontenta, ricollegandosi al tema dell’eutanasia del primo episodio. Segmento più ambizioso e serioso di SF8, “Empty Body” gode, e allo stesso tempo soffre, dell’impronta del suo autore, essenziale nel minimalismo della messa in scena, ma col rischio di annoiare.
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Pubblicato il 29/10/2022 da KoreanWorld.it
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