





The Drop Box, il documentario di Brian Ivie, racconta la genesi della baby box in Corea del sud. Ad installarla per la prima volta è stato il pastore Lee Jong-rak, che nel dicembre del 2009 ha sentito l’esigenza di fornire una soluzione al dramma dei neonati abbandonati. Un piccolo rifugio tra l’esterno e l’interno di una chiesa è diventato così l’unica ancora di salvezza per un’infanzia altrimenti destinata alla morte.



Titolo Originale
드롭박스 (deu-rob-bak-seu)
Genere
Documentario
Regia
Brian Ivie
Interpreti
Lee Jong-rak
Corea del Sud / USA, 2014, 79′



Tramite interviste, resoconti animati e materiale di repertorio, Brian Ivie ci mostra con The Drop Box la missione di un uomo intento a sopperire all’inadempienza di istituzioni assenti.
Tutto iniziò con la nascita del secondogenito del pastore, Eun-nam, la cui deformità lo costringe a vivere in uno stato vegetativo da più di 20 anni. Se in un primo momento Lee Jong-rak rimase sconvolto dall’enorme peso che avrebbe gravato sulle sue spalle, dovendosi occupare di un figlio che avrebbe avuto bisogno di costanti attenzioni, in seguito riuscì ad imparare attraverso Eun-nam il valore e la dignità della vita, troppe volte date per scontate.
Essendo poi pastore di una chiesa, quella della comunità Jusarang, gli è capitato di ricevere sull’uscio della porta dei pargoli abbandonati che non ha esitato a prendere in affido. La sua fama di buon samaritano ben presto si è sparsa, e di tanto in tanto ha trovato altri neonati ad attenderlo sull’uscio. Il fatto che poi alcuni di loro siano stati lasciati davanti alla sua porta al freddo e al gelo e altri siano stati abbandonati per le strade l’ha indotto a introdurre la soluzione della baby box. Così i neonati possono essere lasciati in un ambiente confortevole senza rischiare di morire di freddo e d’inedia.
Inoltre lo stratagemma rassicura le madri che vogliono mantenere l’anonimato. Ciò che infatti spinge queste donne in difficoltà a non dare in adozione figli che non possono mantenere è il fatto che debbano registrare la propria maternità. Ma una società che condanna le ragazze madri non facilita di certo quest’obbligo di legge. Di conseguenza i bambini vengono abbandonati per strada.
Il più delle volte il motivo dell’abbandono è legato a una malattia congenita del neonato che spaventa i genitori, anche se sono in grado di mantenerli. Motivo per il quale quasi tutti i bambini sotto la custodia del pastore sono portatori di handicap.
SEBBENE IL PASTORE E SUA MOGLIE SVOLGANO UN’ATTIVITÀ MERITORIA, NON MANCANO OBIEZIONI NELL’OPINIONE PUBBLICA RELATIVI ALL’INTRODUZIONE DELLA BABY BOX.
Quest’ultima infatti incentiva madri che portano gravidanze non desiderate a liberarsi comodamente dei propri figli. Ma l’alternativa sarebbe l’abbandono con la conseguente morte dei neonati. In assenza di un sistema di welfare che si occupi del tema, ben venga dunque la funzione sostitutiva del pastore. In conclusione, la baby box non è magari la soluzione, ma obbliga la società a discutere sull’argomento e a porvi rimedio.
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Pubblicato il 05/02/2021 da KoreanWorld.it
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