


Sotto la guida del direttore dei NIS Choi Hak-seong (Cho Jin-woong), l’agente segreto “Venere Nera” (Hwang Jung-min) opera sotto copertura con il nome di Park Seok-yeong, un uomo d’affari che desidera stringere accordi commerciali con il regime di Pyongyang. La missione dell’agente segreto consiste nel verificare se la Corea del Nord abbia già sviluppato testate nucleari che il trattato di non proliferazione gli impone di non avere in dotazione. L’incontro con Ri Myeong-woon (Lee Sung-min), il direttore dei rapporti commerciali con l’estero della Repubblica Popolare Democratica di Corea, gli offre l’occasione di poter visitare il reattore nucleare di Yongbion con il pretesto di girare degli spot pubblicitari per multinazionali che possano versare ingenti quantità di denaro nelle casse del regime. Il piano sembra filare liscio fin quando le elezioni in Corea del Sud cambiano drasticamente le priorità dei vertici del NIS, preoccupati più di mantenere il potere che di contrastare la corsa al nucleare dell’atavico nemico.

Titolo Originale
공작 (gong-jak)
Genere
Spionaggio, Storico
Regia
Yoon Jong-bin
Sceneggiatura
Kwon Seong-hwi, Yoon Jong-bin
Interpreti
Hwang Jung-min, Lee Sung-min,
Cho Jin-woong, Ju Ji-hoon,
Kim Hong-pa, Jung So-ri,
Ki Joo-bong, Kim Eung-soo,
Chae Yong, Park Jin-yeong,
Park Sung-woong, Kim Byung-ok,
Lee Hyori, Nam Moon-chul,
Choi Byung-mo, Kim In-woo
Corea del Sud, 2018, 137′

Se in Nameless Gangster Yoon Jong-bin raccontava il mondo del crimine sudcoreano degli anni 80, in The Spy Gone North il regista concentra la sua attenzione sulle dinamiche politiche occorse nel suo paese negli anni 90, un periodo di transizione da regimi dispotici e autoritari che duravano da 50 anni a un governo democratico e riformatore.
In questo sfondo si dipana l’avvincente spy story (tratta da una storia vera) di un infiltrato che, con un’audacia dettata dalla disperazione, rischia la vita pur di raggiungere il nobile obiettivo di fermare la corsa al nucleare del regime nordcoreano. Nel perseguire questo intento segue tutti i topoi del film di spionaggio. Venere nera, sospettato fin dall’inizio di essere una spia, viene nell’ordine, perquisito fino al punto di essere quasi scoperto, minacciato più volte con una pistola alla tempia, drogato con il siero della verità e spiato, stando quasi sul punto di mandare all’aria la sua copertura. Ad intervenire in suo soccorso è lo stesso individuo che deve ingannare, un Ri Myeong-woon che è disposto a chiudere più di un occhio sulle reali intenzioni del socio in affari, pur di portare a compimento il progetto pubblicitario che non solo serve a rimpinguare le casse del regime, ma soprattutto ad aprire al mondo un sistema isolazionista come quello nordcoreano.
Entrambi i protagonisti sono quindi mossi principalmente da nobili motivi, ma devono fare i conti con il nemico interno assai più subdolo e pericoloso. Un disilluso Park Seok-yeong viene obbligato dal direttore del NIS ad abbandonare la sua ricerca di informazioni sull’arsenale nucleare di Kim Jong-il per cedere il passo ad un intervento armato al confine delle milizie nordcoreane, finanziato dai servizi segreti sudcoreani, che incuta nell’elettorato del Sud il timore di una ripresa dei conflitti, in modo che se ne avvantaggi il partito conservatore al potere di cui i servizi segreti sono l’emanazione. Con una vittoria del democratico Kim Dae-jung alle elezioni presidenziali, il nord non avrebbe più un nemico per cui giustificare la sua corsa agli armamenti, e al Sud l’intero NIS verrebbe smantellato. Quella che doveva essere una sacrosanta missione per salvaguardare la pace nella penisola, diventa all’improvviso una sordida lotta interna per il mantenimento del potere.
Dall’altra parte della DMZ, la famiglia KIM, a detta di Kim Myeong-soo, si è dimostrata essere la piaga di un paese attraversato da povertà e carestia, e basta un solo fotogramma a mostrare quanto sia indicibilmente grave la situazione. Proprio per portare un vento di cambiamento, Ri Myeong-woon si adopera per il buon esito dell’iniziativa di Park Seok-yeong, in vista di un’agognata riunificazione simboleggiata da un rolex e un fermacravatta, che i due protagonisti indossano ancora dopo tanti anni durante lo storico incontro tra la cantante sudcoreana Lee Hyori (da lei stessa interpretata) e la modella nordcoreana Jo Myung-ae, infondendo a quegli oggetti un valore di profonda amicizia e concordia.
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Pubblicato il 06/10/2020 da KoreanWorld.it
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