


Kim Ji-young (Jung Yu-mi) è una casalinga trentenne che ha dovuto rinunciare al proprio lavoro in una società di marketing per crescere la propria figlia appena nata. La depressione post partum e un ambiente familiare e sociale patriarcale che ha imprigionato i suoi sogni e le sue libertà fin dall’infanzia, finiscono per determinare in lei un inconsapevole disturbo mentale che le fa assumere in brevi blackout l’identità di altre persone. Suo marito, Jeong Dae-hyeon (Gong Yoo), che si sente in colpa per aver voluto fortemente una figlia da una moglie che non si sentiva pronta, non riesce a confessarle il disturbo da cui è affetta, ma cerca di aiutarla proponendole di farsi visitare da una psichiatra.

Titolo Originale
82년생 김지영 (82-nyeon-saeng kim-ji-yeong)
Genere
Drammatico
Regia
Kim Do-young
Sceneggiatura
Yoo Yeong-ah
Interpreti
Jung Yu-mi, Gong Yoo,
Kim Mi-kyung, Gong Min-jung,
Park Sung-yeon, Lee Bong-ryeon,
Kim Sung-cheol, Lee Eol,
Kim Mi-kyung, Son Sung-chan,
Kang Ae-shim, Ryoo Ah-yeong,
Kim Jung-young, Park Se-hyun,
Kim Ha-yun, Kang-byeol,
Lee Na-yoon, Yoo Joon-hoo,
Ye Soo-jung, Yum Hye-ran
Corea del Sud, 2019, 118′

Tratto dall’omonimo romanzo best seller di Cho Nam-joo, KIM Jiyoung: Born 1982 dell’attrice Kim Do-young, qui al suo esordio alla regia, è un’incessante denuncia senza soluzione di continuità sulla condizione femminile nella Corea del Sud contemporanea, ancorata a una visione del mondo arcaica e patriarcale che relega le donne al ruolo di mogli e madri immolate sull’altare del focolare domestico.
Tramite flashback del passato accuratamente inseriti nel flusso narrativo del presente, viene raccontato il background che ha provocato il disturbo mentale di Kim Ji-young, una bambina che sognava di diventare scrittrice e di viaggiare in America, ma che ha finito col badare alla casa e alla figlia immedesimandosi in un ruolo che la imprigiona fisicamente e mentalmente. La valvola di sfogo della sua malattia si manifesta nella “possessione” delle uniche tre figure che può comprendere e che possano comprenderla: la madre, l’amica morta in seguito alle complicazioni per il parto, e la nonna materna. La madre in particolare, interpretata magnificamente da Kim Mi-kyung, è il simbolo di un genere femminile sacrificato per il successo del genere maschile. La cicatrice sul suo dito è quasi la manifestazione somatizzata della rinuncia allo studio per finanziare l’istruzione dei suoi fratelli lavorando da operaia, come già visto in House of Hummingbird di Kim Bo-ra.
Kim Ji-young non è la sola protagonista del film. Attorno a lei si muove un universo di donne nell’ambito famigliare e sociale con cui condivide le medesime esperienze (la figlia del fruttivendolo, le donne della sua famiglia, le colleghe, le madri dell’asilo) e che hanno a che fare con una società maschilista, finendo addirittura per diventarne complici, oltre che vittime. Come nel caso della nonna paterna di Ji-young o di sua suocera, totalmente assuefatte alle logiche del patriarcato, da contribuire pesantemente allo sviluppo della discriminazione. Il capo Kim, dal canto suo, è una donna in carriera che ha sacrificato la maternità (per cui viene criticata dal suo superiore) per raggiungere una posizione oltre la quale non l’è consentito di andare, a meno che non si metta in proprio. E lei stessa è costretta a promuovere dipendenti maschi anziché donne, perché quest’ultime, andando in maternità, non possono garantire una presenza continua nel lungo termine. Questa logica produttiva, figlia di una società che non ha saputo adeguarsi ai tempi predisponendo strumenti di welfare idonei, costringe le donne a portare i figli a lavoro quando quest’ultimi sono troppo malati per restare all’asilo, e gli uomini a non potersi prendere congedi parentali, pena carriera compromessa.
Jung Yu-mi e Gong Yoo recitano forse le migliori interpretazioni della loro carriera, l’una nel ruolo di una donna cosciente ma non fino in fondo del proprio disagio, l’altro nel ruolo di un marito comprensivo ma impotente di fronte alla malattia della moglie.
KIM Jiyoung: Born 1982 è un film che invita a riflettere e immedesimarsi, a comprendere che una molestia sessuale è da perseguire penalmente, non da scongiurare indossando gonne più lunghe o evitando di espletare i propri bisogni in bagni pubblici per paura di essere riprese da telecamere nascoste; che bisogna conciliare, attraverso politiche adeguate, il diritto a realizzarsi con il diritto alla maternità, e aiutare chi è in difficoltà, anziché giudicare le apparenze con un pressapochismo figlio dell’ignoranza.
Pubblicato il 07/10/2020 da KoreanWorld.it
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