


In Yaksha: Ruthless Operations, Han Ji-hoon (Park Hae-soo) è un procuratore della Repubblica di Corea. Dopo aver fallito nell’assicurare alla giustizia il presidente Lee del gruppo Sang-in, accusato di corruzione e aggiotaggio, Ji-hoon è costretto a lasciare la procura per entrare nel Servizio Nazionale di Intelligence. Al fine di essere reintegrato, si offre volontario per indagare sulle sospette attività illegali degli agenti segreti del NIS di stanza a Shenyang. Giunto in Cina, Ji-hoon conosce il capo degli agenti, Ji Kang-in (Sol Kyung-gu), soprannominato Yaksha. Come la divinità buddista da cui prende il nome, Yaksha ha uno spirito violento e allo stesso tempo protettore. I suoi metodi non ortodossi per raggiungere la giustizia si scontrano con l’etica irreprensibilmente ligia alle regole del procuratore.

Titolo Originale
야차 (ya-cha)
Genere
Spionaggio, Azione
Regia
Nah Hyeon
Sceneggiatura
Ahn Sang-hoon, Nah Hyeon
Interpreti
Sol Kyung-gu, Park Hae-soo, Yang Dong-geun, Lee El, Song Jae-rim, Jinyoung, Jin Kyung, Ha Jung-min, Ji E-suu, Shin Mun-sung, Lee Soo-kyung, Jin Seo-yeon
Corea del Sud, 2022, 125′

Spy Movie muscolare, Yaksha: Ruthless Operations offre il meglio di sé dal lato action, mentre lascia intorpiditi a livello di trama.
Se infatti le sparatorie e gli inseguimenti seguono i canoni estetici a cui il genere ci ha abituati, la costruzione dell’impianto narrativo e le svolte nello sviluppo della trama si rivelano piuttosto deludenti. Innanzitutto gli intrighi tra i troppi soggetti coinvolti disperdono l’attenzione e risultano poco credibili. Per quanto ogni paese coltivi attività di spionaggio contro chiunque, è alquanto improbabile che il Giappone culli velleità imperialistiche come un tempo, mentre la Cina pare assistere incredibilmente come spettatore sostanzialmente disinteressato.
Pur sospendendo l’incredulità su questo punto, non si può però non provare noia nell’assistere a colpi di scena all’insegna della prevedibilità, con scelte registiche che disinnescano l’elemento sorpresa. Forse solo il destino di Yaksha stupisce, per quanto sia lo stesso regista a presentarlo all’inizio come un tipo impossibile da controllare o prevedere.
Eticamente discutibile poi è il confronto tra giustizia che non ammette ingiustizie di Ji-hoon e il fine che giustifica i mezzi di Kang-in. Anziché trovare un compromesso tra le due teorie, Yaksha: Ruthless Operations giustifica i metodi dell’agente segreto, lasciando che il procuratore tragga beneficio dai vantaggi ottenuti con l’uso di una forza che si rende giustizia da sola.
Pubblicato il 10/04/2022 da KoreanWorld.it
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