


In Count l’ex pugile Park Si-heon (Jin Sun-kyu) lavora come insegnante in un istituto superiore dopo essersi ritirato dall’attività agonistica in seguito all’immeritata vittoria della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Seul del 1998. Dopo aver assistito alla sconfitta del giovane Yoon-woo (Sung Yoo-bin), costretto a perdere contro il figlio di un personaggio influente, Si-heon rivede in lui un’occasione di riscatto. Pertanto allena Yoon-woo e altri ragazzi della scuola affinché riescano ad arrivare in Nazionale e restituire dignità alla sua medaglia d’oro. Tuttavia, incontri truccati e un passato ignominioso, duro da cancellare, ostacolano il percorso di Si-heon e dei suoi ragazzi.

Titolo Originale
카운트 (ka-un-teu)
Genere
Sportivo, Biografico
Regia
Kwon Hyeok-jae
Sceneggiatura
Hong Chang-pyo, Kim Jin-ah-IV
Interpreti
Jin Sun-kyu, Sung Yoo-bin, Ko Chang-seok, Oh Na-ra, Jang Dong-joo, Ko Kyu-pil, Kim Min-ho, Lee Jong-hwa, Choi Hyeong-tae, Choo Jeong-hoon, Sin Jae-baek, Tae In-ho, Cha Soon-bae
Corea del Sud, 2021, 109′

Biopic sportivo eccessivamente romanzato, Count racconta il riscatto di chi lotta contro un potere più grande, che determina il proprio destino.
E ha influito pure sul nostro, visto che a farne le spese fu anche l’italiano Vincenzo Nardiello, eliminato ingiustamente da Park ai quarti di finale della medesima Olimpiade della vergogna. Sebbene le accuse di corruzione tra i giudici durante la finale contro l’americano Roy Jones non vennero mai riconosciute dal comitato olimpico internazionale, esse erano talmente fondate che Park dovette subirne l’onta dai suoi stessi connazionali, nonostante ufficialmente il governo gli elargisse una pensione per il merito.
Count non sviscera i motivi che si celano dietro l’episodio dello scandalo, e si limita a presentare Park come una vittima inconsapevole. Ma dopotutto è facile immaginare che a muovere i fili dell’esito di quella finale sia stato un ambiente corruttibile, colluso con personaggi di potere. Simili a quelli che poi si ripresentano nel film, e che Park affronta di nuovo impotente. Nulla può infatti contro una sconfitta organizzata a tavolino o arbitraggi pilotati. Ma riesce comunque a trovare una via d’uscita tra knock out incontrovertibili e aiuti esterni (l’amico, gli allievi e il giornalista).
Soprattutto, ritrova la fiducia in se stesso che quella medaglia gli aveva fatto perdere, sostituendosi a un padre (di Yoon-woo) venuto a mancare e riscattando il ragazzo, se stesso e la credibilità del pugilato.
Sebbene il tono sia molto frivolo, quasi da commedia, indigeste restano alcune scene di contorno che potevano essere tranquillamente evitate. A partire dalle scene con la moglie, soprattutto nel finale inutilmente zuccheroso e estraneo al contesto. Per non parlare della caccia al topo fuori dal ring, esagerata sia nelle risoluzioni degli antagonisti che nelle contromisure degli aiutanti.
Pubblicato il 14/09/2023 da KoreanWorld.it
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