


Kill Boksoon è il nome d’arte di Gil Bok-soon (Jeon Do-yeon), la sicaria più performante dell’agenzia MK, gestita dal presidente Cha Min-gyoo (Sol Kyung-gu). Dopo aver sabotato una missione poiché eticamente non tollerabile, Bok-soon subisce la ritorsione della sorella di Min-gyoo, la direttrice Cha Min-hee (Esom). Quest’ultima infatti ordina ad altri agenti di ucciderla. Intanto Jae-yeong (Kim Si-a), la figlia di Bok-soon, ferisce un compagno di scuola che minaccia di rendere pubblica la sua relazione con una compagna di classe.

Titolo Originale
길복순 (gil-bok-soon)
Genere
Thriller
Regia e Sceneggiatura
Byun Sung-Hyun
Interpreti
Jeon Do-yeon, Sol Kyung-gu, Kim Si-a, Esom, Koo Kyo-hwan, Kim Sung-oh, Lee Yeon, Choi Byung-mo, Kim Ki-cheon, Park Kwang-jae, Hwang Jung-min, Lee Jae-wook, Jang Hyun-sung, Ki Joo-bong
Corea del Sud, 2023, 137′

Indeciso su cosa vuole essere, Kill Boksoon promette ma non mantiene, senza approfondire trama e contenuti su cui si dilunga.
Eppure l’incipit (ingannevole) stupisce. Uno Hwang Jung-min che gigioneggia coma al suo solito in un cameo e una Jeon Do-yeon carismatica come non mai si sfidano in un duello stiloso e ironico. In particolare risulta efficace lo stratagemma, poi ricorrente, dell’immaginare le mosse vincenti dell’avversario da parte della protagonista. In tal modo Bok-soon riesce a carpire o a creare i punti deboli della sua vittima.
Ed è proprio sulla capacità di riconoscere e sfruttare i punti deboli dell’altro che si gioca lo sviluppo della trama. C’è chi come Min-gyoo e Hee-seong (Koo Kyo-hwan) subisce per amore, e chi come Bok-soon ha il tallone d’Achille in una figlia da proteggere dal suo mondo. Ma il concentrato d’umorismo e azione dei minuti iniziali non si ripete più, o meglio viene diluito sulla lunga durata. Il tono ironico (non scoppiettante come all’inizio) dona leggerezza, ma anche superficialità a trama e personaggi che si vorrebbero approfondire. E l’azione è relegata a due o tre scene dove i nostri non appaiono poi molto impegnati. Si direbbe quasi un action che lavora di sottrazione, se non di sole soluzioni registiche.
Peccato perché con Kingmaker Byun Sung-Hyun ha dimostrato di saper scrivere una sceneggiatura solida, che qui invece si sfalda, senza neanche lasciar rubare l’occhio più di tanto sul piano dell’azione.
Ciò nonostante è l’occasione per Jeon Do-yeon di sfoggiare la sua maturità con un personaggio a metà strada tra la spietata Yeon-hee di Nido di Vipere e la madre apprensiva di Crash Course in Romance. Mentre i pur ottimi Sol Kyung-gu, Esom e Koo Kyo-hwan hanno l’ingrato compito di dare spessore a personaggi dal background elusivo.
Pubblicato il 01/04/2023 da KoreanWorld.it
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